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Telecom, le banche cercano l'accordo

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Trattative in corso per evitare lo scontro. Intesa Sanpaolo in pole position. Occhi puntati su Zaleski

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E ieri è stata una prima giornata di contatti intensi per consolidare il rilancio del gruppo di telecomunicazioni. Gli istituti di credito, capitanati da Intesa SanPaolo, serrano le fila e sono sempre più pronte a intervenire. Ma il problema ancora irrisolto, sottolinea una fonte qualificata, è quello del valore del titolo. Tuttavia la guerra «non conviene a nessuno» tanto più perché «i tempi sono stretti». Le trattative tra gli istituti di credito vanno quindi avanti e il fronte bancario che si va consolidando intorno a Intesa comprende ormai quasi il 10 per cento in sede di patto con la discesa in campo di Mediobanca e Capitalia, oltre quella quota nel caso partecipassero alla partita anche Generali e Zaleski. Insomma, un possibile fronte non molto lontano dal 18 per cento in mano ad Olimpia. Numeri deboli per tutti i contendenti, con il tempo che stringe: in teoria chiunque potrebbe rastrellare il 20 per cento e candidare una propria lista per il Cda e l'avrebbe vinta. «Confidiamo nel sistema industriale e finanziario», ha detto ieri il ministro Paolo Gentiloni, sottolineando che il governo non può accettare che l'Italia resti «indietro nella banda larga e nelle reti di prossima generazione». Il problema resta il valore del titolo. A pagare 2,8 o 2,7 euro come inizialmente ipotizzato, Intesa e i suoi partner sembrano refrattari. Scendere oltre quella soglia significherebbe per Tronchetti Provera trovarsi in mano molto poco dopo anni di gestione. Tuttavia, da Pirelli è partito un messaggio di dialogo all'indirizzo del fronte bancario quando si è detto di voler agire nell'interesse di tutti i soci, chiudendo sul nascere le ipotesi di scissione. E soci di Pirelli sono anche Capitalia (1,56%), Mediobanca (4,4%), Generali (5,2%) e Intesa Sanpaolo (1,56%). Di qui una ulteriore ipotesi di lavoro sembra affacciarsi per evitare il rischio di ingressi non graditi: creare un raggruppamento che vada oltre il 30 per cento della holding di controllo di Telecom, l'avvio di una azione di risanamento che porti il titolo a valere di più per poi riaprire il confronto successivamente. La prima mossa in questa direzione sembra peraltro essere già stata fatta: Guido Rossi e Carlo Buora hanno visto il vicepresidente di Telecom Argentina Daniel Scioli. Sul tavolo l'opzione call che gli italiani hanno per acquisire il controllo dell'azienda sudamericana. Così come previsto nel piano industriale. [email protected]

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