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di ALESSANDRO USAI LA DISCESA del prezzo del petrolio potrebbe allegerire le bollette degli italiani.

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I prezzi del Brent sono calati del 28% a una media di 57 dollari al barile e nel 2007 il mercato elettrico sarà pienamente liberalizzato come quello del gas. Una buona notizia se si considera che quest'anno le bollette elettriche degli italiani sono cresciute del 15,0% e quelle del metano del 6,8% ma nel 2007 per entrambe queste voci è previsto un aumento pari a zero. L'Italia ha imboccato la via del gas per dare sicurezza all'approvvigionamento delle fonti energetiche e garantire un abbassamento dei costi delle bollette elettriche per imprese e cittadini. Gli ultimi accordi tra Eni (guidata da Paolo Scaroni) e Gazprom in Russia ed Edison, Enel ed Hera con l'algerina Sonatrach mettono in cassaforte due contratti di fornitura che assicureranno gas all'Italia fino al 2035 per oltre 30 miliardi di metri cubi. Nel momento in cui saranno completati i gasdotti - per quello algerino si dovrà attendere il 2011 - ci sarà un eccesso di offerta di gas sul mercato italiano e questo spingerà i prezzi verso il basso grazie alla maggiore concorrenza. Il problema principale riguarda il fisco: i prezzi italiani, al netto delle tasse, sono lievemente inferiori rispetto ad altri Paesi europei. La parte che incide di più sono le tasse, con l'aggiunta delle quali il prezzo diventa lievemente superiore a quello medio europeo. Ecco perchè l'idea di trasformare l'Italia in rivenditore sarebbe conveniente ma solo dopo aver ritoccato le aliquote. L'allarme è stato lanciato nei giorni scorsi da Davide Tabarelli, ex direttore del Rie e presidente della neonata Nomisma energia. «Il fatto è che stiamo andando pericolosamente a tutto gas - afferma Tabarelli - e rischia di diventare troppo forte lo sbilanciamento del mix energetico italiano su questa fonte». Un fattore che espone l'Italia agli stessi pericoli che aveva fino a poco tempo fa con il petrolio. «Oggi la situazione è abbastanza chiara - afferma Carlo Stagnaro, direttore settore ecologia di mercato dell'istituto Bruno Leoni - con l'Eni che importa tutto il gas e poi lo rivende ai competitori. Domani - prosegue Stagnaro - se una parte del gas arriverà per vie indipendenti e ci sarà una competizione serrata e reale allora il fatto che uno dei giocatori sia in grado di controllare la rete di distribuzione potrebbe portare situazioni di conflitto di interessi». Ecco allora che riaffiora l'idea di separare Snam rete gas da Eni. «Snam rappresenta una parte piccola degli utili dell'Eni, intorno al due per cento - prosegue Stagnaro - mentre abbiamo di fronte l'esempio dell'Enel che ha subito la separazione da Terna e si è riorganizzata trovandosi a competere con altre imprese sui mercati internazionali diventando un concorrente temibile. Una situazione in via di evoluzione. Intanto gli accordi Eni-Gazprom verranno in ogni caso verificati dall'Authority per l'energia che ha fissato un incontro con il colosso italiano per la prossima settimana.

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