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di PIETRO MORONI IL RIASSETTO del Patto di sindacato di Capitalia prende forma oggi.

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Secondo indiscrezioni, sarebbero disponibili a incrementare le rispettive quote Abn Amro, per lo 0,50% che gli spetta, Fininvest, Fonsai e il gruppo Lamaro dei fratelli Toti. Viste le esigue quote che, in base alla consistenza delle partecipazioni, possono essere «prenotate» direttamente - nell'ordine lo 0,06%, lo 0,2% e lo 0,12% - è prevedibile che questi tre azionisti puntino anche a parte dell'inoptato. La partecipazione della Bicocca, l'1,92% del capitale, può essere infatti acquistata pro quota dagli azionisti del Patto, che possono arrotondare ulteriormente nel caso resti inopata parte del pacchetto ceduto. Se la quota di Pirelli, come prevedibile, sarà interamente redistribuita tra i soci non sarà necessaria una riunione del Patto. Al contrario, la cessione formale a Generali della quota dell'1% di Toro, fino ad oggi riferita a De Agostini, comporta la necessità che il patto avalli l'ingresso del Leone di Trieste. I soci forti di Capitalia si riuniranno sicuramente intorno al 10 novembre, a un mese dalla scadenza del mandato del cda, per indicare il nuovo consiglio in vista dell'assemblea di dicembre. Il riassetto del Patto di sindacato di Via Minghetti si intreccia con le prospettive di aggregazione della banca e rappresenta anche il termometro dei rapporti tra il management e il primo azionista, gli olandesi di Abn Amro. Nonostante qualche cambio di scenario - la bocciatura del presidente Geronzi di un'integrazione con gli olandesi e le dimissioni del responsabile delle attività italiane di Abn e vice presidente della banca romana, Dolf Collee - la banca olandese sembra orientata a non far mancare la propria sottoscrizione della quota ceduta da Pirelli soprattutto nell'ottica di un rafforzamento della propria posizione in chiave risiko. Anche se con minore «ansia» rispetto ai mesi scorsi, quando Banca Intesa premeva per una integrazione che l'amministratore delegato di Capitalia Matteo Arpe ha respinto al mittente, la banca romana potrebbe quindi restare candidata a un matrimonio. Quello che sarà da verificare è il ruolo che Via Minghetti riuscirà a ritagliarsi. Potrebbe essere polo aggregante, come è nelle intenzioni del management, oppure anche finire nel mirino di una grande banca straniera. Anche considerato che Santander guarda all'Italia come potenziale terreno di conquista, dopo la delusione legata alla fusione Intesa-Sanpaolo e che la stessa Abn Amro potrebbe anche optare per una opzione di forza per far valere i propri interessi.

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