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Capitalia, Pirelli esce dal patto

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I due gruppi puntano a chiudere la partita entro una decina di giorni

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Il gruppo della Bicocca e l'istituto di credito capitolino puntano a chiudere la partita entro una decina di giorni, come confermano fonti finanziarie. Ma secondo indiscrezioni, il presidente del patto di sindacato di Capitalia, Vittorio Ripa di Meana, avrebbe già avviato una consultazione tra i soci dell'intesa che raggruppa il 31,02% della banca di via Minghetti per sondare la disponibilità a rilevare la quota della Pirelli pari all'1,9% del capitale. In una lettera Ripa di Meana avrebbe chiesto una risposta in tempi rapidissimi: si punterebbe a chiudere il passaggio della quota entro il prossimo 9 ottobre. Ieri intanto il rappresentante in Italia di Abn Amro (primo azionista della banca romana) ha annunciato che lascerà il gruppo e, in conseguenza dell'uscita da Abn, la vice presidenza di Via Minghetti. Incassata la conferma del Patto di sindacato da parte del suo primo azionista, Abn Amro, Capitalia sembra adesso poter giocare con minore ansia il gioco del risiko bancario e aver tutto il tempo e la possibilità di rilanciare la posizione aggregante in eventuali fusioni. Anche l'uscita di Pirelli dovrebbe essere ammortizzata all'interno del Patto, tra azionisti che si sono già detti desiderosi di aumentare la quota, come Fonsai (e altri, tra gli imprenditori romani). Sabato scorso il presidente di Via Minghetti, Cesare Geronzi, ha riferito a una convention con i dipendenti il no a unioni con gli olandesi, nonostante le promesse di garanzie su marchio e autonomia fatte dal vertice Abn. Dopo il blitz di Arpe che ha fermato l'avanzata di Intesa (con l'acquisto di una quota pari al 2%), adesso è stato Geronzi a parare l'attacco di Abn, e le prime reazioni sembrano dargli ragione. A questo punto l'attenzione si sposta sulle future mosse di Amsterdam e soprattutto su quelle del vertice Capitalia, mentre, in una logica di «preferenza nazionale», resta in piedi l'opzione Mps. Una strada tutta in salita quest'ultima, dove il radicamento territoriale costituisce la forza e il limite di entrambe le realtà, in particolare di Siena. Eppure qualche timido segnale di apertura, generico, sembra arrivare. «Il nostro capitale ora è fermo, ma non è detto che sia immobile», aveva detto nei giorni scorsi il presidente della Fondazione azionista di Rocca Salimbeni, Gabriello Mancini.

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