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Smentita cordata italiana per l'acquisto

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Autostrade-Abertis, l'Ue chiede chiarimenti a Di Pietro sullo stop

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E il ministro Di Pietro spiega che: «Non mi piace affatto ciò che sta succedendo in Europa, invito tutte le parti ad evitare ingerenze». L'attesa è per le mosse della società, tra la possibile riapertura di un dialogo con il governo, o la strada dello scontro diretto con ricorsi al Tar e a Bruxelles. Intanto è la Commissione Europea a riaprire il dibattito, con una formale richiesta di chiarimenti inviata al ministro delle Infrastrutture. La lettera è firmata dal direttore generale al mercato interno, Thierry Stoll, che lavora sotto la direzione politica del Commissario Charlie Mc Creevy. Non si tratta di un avvio di procedura contro l'Italia, ma della richiesta di informazioni per «stabilire - spiega il portavoce di Mc Creevy, Oliver Drewes - se c'è una violazione del principio del movimento di capitali». Dura la reazione di Di Pietro: «La lettera mi è arrivata solo ieri (l'altro ieri, ndr) scadrebbe domani (oggi) non accetto ultimatum». La Commissione Europea chiede una risposta entro dieci giorni, ma è arrivata nelle mani del ministro a tempo praticamente scaduto. Di Pietro parla di una richiesta sopra le righe: «Daremo tutte le spiegazioni e chiederemo perchè questa richiesta è partita in pieno agosto, quando gli uffici sono chiusi». Per il ministro, inoltre, «la lettera contiene delle imprecisioni», una «ricostruzione impropria dei fatti», una «critica del tutto infondata». E questo perchè il no del governo all'integrazione tra Autostrade e il gruppo spagnolo, ribadisce il ministro, formalmente non impedisce la fusione ma solo il trasferimento delle concessioni autostradali al nuovo gruppo italo-spagnolo che nascerebbe dalla fusione. Nel frattempo, tornano alla ribalta anche i rumors su una possibile cordata di investitori italiani interessata al controllo di Autostrade, rilevando la quota di Schemaventotto dalla famiglia Benetton: l'agenzia spagnola Efe scrive che Banca Intesa avrebbe presentato un progetto al governo italiano, coinvolgendo altre banche e nuovi potenziali soci in una cordata controllata da soci bancari e finanziari, ma anche con soci industriali di minoranza. Immediata la smentita di Banca Intesa.

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