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L'utile netto nel 2009 toccherà quota

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7 miliardi di euro

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Ieri i cda delle due banche hanno detto sì (entrambi all'unanimità) alla super banca iniziando ufficialmente il percorso che, attraverso uno scambio azionario previsto con un concambio di 3,115 azioni Intesa per ogni titolo SanPaolo, porterà al primo grande matrimonio bancario dell'era Draghi. Anche grazie alle sinergie per 1,3 miliardi (lorde) attese tra i due gruppi nel 2009, il nuovo colosso sarà in grado di mettere a segno utili per 7 miliardi, promettendo di gratificare gli azionisti con dividendi pari ad almeno il 60% dei propri guadagni. Le nozze costeranno circa 1,5 miliardi, in base agli oneri di integrazione «una tantum» attesi. I numeri e le strategie hanno naturalmente trovato riscontro nelle parole di soddisfazione dei due presidenti Enrico Salza e Giovanni Bazoli. E se dalle parti di piazza San Carlo a Torino si guardava con sospetto all'atteggiamento degli spagnoli del Santander (temevano che il concambio stabilito non fosse sufficientemente vantaggioso per il Sanpaolo ma poi hanno giudicato positivamente l'operazione), la sorpresa è arrivata dai primi soci di Intesa: i francesi del Credit Agricole (che sarà il primo azionista del nuovo soggetto bancario col 9,1%, mentre il Santander avrà il 4,2%). Pur approvando «le grandi linee» della fusione Intesa-SanPaolo, infatti, Credit Agricole ha subordinato il sì definitivo «alla conclusione di un accordo che salvaguardi e valorizzi gli interessi strategici del Credit Agricole in Italia, nel quadro della creazione del nuovo soggetto». Per quanto riguarda invece il board di comando della nuova banca, il presidente del consiglio di gestione sarà, come annunciato nei giorni scorsi, Enrico Salza. La guida dell'organismo esecutivo della banca, andrà invece all'attuale amministratore delegato di Banca Intesa, Corrado Passera. Ad affiancarlo, due direttori generali con Pietro Modiano nel ruolo di vicario (per Alfonso Iozzo è previsto comunque un posto nel board). Il governo societario verrà comunque sdoppiato e alla presidenza del consiglio di sorveglianza verrà nominato l'attuale presidente di Cà de Sass, Giovanni Bazoli. Non è escluso, tra l'altro, che grazie alla governance duale la nuova megabanca italiana possa fare a meno di avere un patto di sindacato. Quelli attuali, comunque, si scioglieranno automaticamente con le assemblee straordinarie che daranno vita al nuovo aggregato, attese indicativamente per dicembre. Nella rete infine, sono previsti tagli fino al 10% del totale dei 6.200 sportelli che il nuovo colosso avrà in tutta Italia. Le reti delle due banche, comunque, verranno integrate, mentre verranno unificati i marchi (non quelli locali). All'estero, la presenza sarà soprattutto nell'Europa Centro-orientale, con circa 1.400 sportelli e 6 milioni di clienti e c'è l'intenzione di rafforzare la rete internazionale per il supporto alla clientela corporate, presidiando oltre 30 Paesi, soprattutto nel bacino del Mediterraneo, Usa, Russia, Cina e India.

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