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di FILIPPO CALERI STA chiedendo soldi a tutti: ai lavoratori autonomi accusati di essere il buco nero dell'erario italiano.

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Tutti devono pagare secondo il viceministro dell'Economia, Vincenzo Visco. Tutti tranne lui che, in quanto rappresentante legale delle casse dello Stato, continua ad accumulare senza sosta rimborsi fiscali. Secondo l'associazione Contribuenti.it, l'Associazione dei contribuenti italiani, che ha fatto i primi calcoli, a mancare dalle tasche degli italiani per la lentezza nelle liquidazioni è una cifra pari a quasi l'importo della prossima legge Finanziaria: 26 miliardi di euro. Tutti soldi che allo Stato non appartengono. Si tratta di cifre versate in più dai cittadini con le dichiarazioni fiscali ma che per uno strano fenomeno, una sorta di «viscosità», restano incagliati nelle mani del ministero del Tesoro. Lasciando a secco finora una platea di oltre 4,6 milioni di italiani che attendono impazienti di tornare in possesso dei loro averi. Qualcuno di loro avrà anche cambiato indirizzo, città, lavoro e forse anche vita se si tiene conto che i tempi di attesa per entrare in possesso dei propri soldi possono arrivare anche a sfiorare il quarto di secolo. Ma a Visco poco importa. Sordo agli appelli che i cittadini rivolgono giornalmente non solo a lui ma, disperati, anche alla redazione de Il Tempo. Situazioni diverse ma con un unica domanda finale: «Perché Visco vuole togliere a tutti, subito, mentre a chi ha un credito con lo Stato la risposta degli uffici finanziari è sempre la stessa: tra due-tre- quattro anni, se va bene». La risposta, in parte, è arrivata ieri in serata con una nota dell'Agenzia delle Entrate. «Non è vero che i rimborsi fiscali assommano a 26 miliardi di euro» spiega la nota. Tutte montature e polemiche messe in giro ad arte dai soliti detrattori per spegnere la voglia di giustizia fiscale che il Paese chiede. Il maltolto, al contrario, è molto minore: 15 miliardi di euro. Potere delle cifre. Certo 15 miliardi sono meno dei 25 contestati dall'Associazione dei contribuenti. Ma siamo sempre allo stesso punto: per qualche italiano, quei soldi starebbero meglio nelle loro tasche piuttosto che in quelle di Visco. La buona notizia arrivata dall'amministrazione fiscale non si è, però, esaurita. «Nel corso del primo semestre 2006 sono stati già restituiti 1 miliardo 429 milioni di euro, a circa 1 milione e mezzo di contribuenti» ha aggiunto la nota. Una precisazione che consente di affermare con quasi certezza, per differenza con i dati diffusi ieri dai contribuenti, che a bocca asciutta sono rimasti finora tre milioni di cittadini che vantano complessivamente un credito con lo Stato di 13,5 miliardi di euro. La difesa è arrivata anche sui tempi di liquidazione. Gli uomini di Visco hanno affermato con chiarezza che «quasi tutti i crediti Irpef di annualità anteriori al 1998 sono stati rimborsati». Sì, è scritto a chiare lettere: 1998. Una data che autorizza a pensare che ci sia ancora qualche italiano che, avendo pagato nel 1999, e cioè sette anni fa, imposte in surplus, non abbia ancora ricevuto nemmeno un centesimo indietro. E il rischio di aspettare ancora è tutt'altro che scongiurato. La spiegazione di cosa ingeneri i ritardi, quella più attesa, non è arrivata. Una cosa è certa. Visco sta mettendo a punto una macchina informatica imbattibile per controllare, verificare e incrociare ogni piccolo movimento di denaro degli italiani. In pochi minuti il Grande Fratello tributario sarà in grado di stabilire chi evade e chi no. Forse questa immensa potenza di calcolo potrà essere messa al servizio di chi ha solo una necessità: avere indietro i propri soldi. In tempo.

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