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Telecom, il j'accuse di Tronchetti Provera

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Il patron della società attacca De Benedetti, «editore senza scrupoli che lavora per indebolire l'azienda»

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Così ieri il patron dell'azienda ha suonato la carica alle sue truppe, disorientate dai continui veleni che girano attorno alla società. Come il caso delle intercettazioni telefoniche e gli ultimi risultati di bilancio che hanno confermato, nonostante la tenuta dei ricavi, un aumento del debito aziendale. Fatti che hanno mandato in fibrillazione il valore del titolo in Borsa vicino ormai alla soglia psicologica dei due euro. Così se battaglia deve essere, avrà pensato Tronchetti Provera, meglio motivare le truppe. E spiegare loro da chi arrivano le continue bordate. Un'iniezione di fiducia affidata a un videomessaggio ai dipendenti in cui il numero uno di Telecom ha spiegato che la società si trova al centro di una «turbolenza mediatica». «Attacchi esterni portati avanti da editori senza scrupoli», ha aggiunto, ma «che nulla tolgono al fatto che l'azienda è sana, fatta di gente per bene». Insomma la leva utilizzata è il richiamo all'orgoglio e all'identità aziendale. «Noi andiamo avanti per il nostro cammino», ha detto e «sono certo di avere tutti voi con me; il consiglio di amministrazione e gli altri organi sociali sono pronti con me ad andare avanti in questa battaglia che vedrà Telecom uscire da questa turbolenza ancora più forte di prima». «La verità emergerà in modo chiaro che questo è un gruppo che sta dando anche in questa situazione delicata, in silenzio, in modo da non creare ulteriori turbolenze, un contributo alla magistratura e alle autorità competenti perchè possano fare chiarezza su chi ha utilizzato l'azienda per fini di natura non chiara. Una situazione - ha spiegato Tronchetti Provera - che qualcuno cerca di utilizzare per i propri scopi. L'attacco resta senza nomi anche se è facile ipotizzare che dietro «i concorrenti che hanno cercato di approfittarne e qualche gruppo editoriale ha cercato di utilizzare tutto questo per indebolire l'azienda» ci sia anche quel Carlo De Benedetti, dato più volte come interessato agli asset televisivi dell'ex monopolista. E non solo. Le sue parole se hanno contribuito a ridare fiducia alle migliaia di suoi collaboratori hanno avuto poco peso a Piazza Affari. La società milanese ha ceduto l'1,33% e si è fermata a 2,07 euro. Un livello di allarme per Telecom Italia. A prezzi così bassi, infatti, una possibile scalata potrebbe essere alla portata di grandi gruppi esteri del settore ansiosi di accaparrarsi l'ancora ricco mercato della telefonia italiana. Ma c'è un altro aspetto di cui tenere conto. Se il titolo rimanesse per lungo tempo su questi livelli si renderebbe necessaria una svalutazione delle partecipazioni nei vari piani della catena di controllo. Si partirebbe da Olimpia la holding che ha in carico il 16% della compagnia telefonica a un prezzo di 4,2 euro, per arrivare a Pirelli nel cui bilancio le azioni sono iscritte a un valore di 4 euro. Una situazione sanabile solo con un generoso aumento di capitale da parte di Tronchetti e soci. Già sotto pressione dal punto di vista finanziario per la liquidazione della società bresciana Hopa e degli istituti di credito in fase di uscita dalla holding. La via d'uscita per ridare slancio al gruppo è quella già abbozzata da Tronchetti Provera nei giorni scorsi: accordi per far passare i contenuti multimediali sulla banda larga, vedi i contatti con il magnate Rupert Murdoch, e il taglio di rami secchi come la costosa presenza in Brasil Telecom. Segnali e strategie di rilancio che il mercato sta ancora valutando.

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