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Suez e Gdf avanti col piano di fusione

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Davanti alla commissione Affari economici, Mestrallet e Cirelli hanno ribadito che non esiste un piano B, cioè un'alternativa alla loro fusione, e escluso sia la pista di un matrimonio a tre con Enel, sia un'alleanza basata su partecipazioni incrociate che eviterebbe la privatizzazione di GdF. «Enel non apporterebbe granchè a Suez», ha detto Mestrallet, convinto che la minaccia di un'offensiva da parte dell'operatore italiano è sempre di attualità. «Se questa fusione è respinta, non vi sarà un altro progetto», e «lo sviluppo di GdF sarà ostacolato», ha detto Cirelli cercando di convincere deputati ancora recalcitranti sull'opportunità dell'operazione. Le audizioni dei due amministratori delegati sono state boicottate dal gruppo socialista che sta preparando un numero record di emendamenti per ostacolare il voto del testo che autorizza lo Stato a scendere al 34% del capitale di GdF. In base alla legge votata nel 2004, lo Stato non potrebbe scendere al di sotto del 70%. Il primo a essere ascoltato è stato Mestrallet, secondo il quale il progetto di fusione è la «risposta giusta» al movimento di consolidazione del settore energia. Il nuovo gruppo, ha detto, «sarà un leader europeo del gas con il 20% del mercato europeo», e il numero uno mondiale del gas liquefatto. Cirelli ha invece insistito sulla necessità di dotare il capitale del suo gruppo della flessiblità necessaria per il suo futuro sviluppo in «un'Europa che si concentra, che si muove». «Abbiamo delle ambizioni, e vogliamo anticipare piuttosto che subire», ha detto. Per Cirelli, la privatizzazione di GdF non significa bollette più care, bensì, assieme a Suez, si creerebbe un gruppo più forte in grado di ottenere prezzi più vantaggiosi dai fornitori. Sia Mestrallet che Cirelli hanno escluso la possibilità di allearsi attraverso partecipazioni incrociate. Secondo Mestrallet i rischi che qualcuno lanci un'opa dopo la loro fusione «sono estremamente limitati», in quanto il gruppo avrebbe nello Stato uno zoccolo duro di azionisti con il 46% del capitale (34% del quale in mano allo stato). L'ad di Suez si è anche detto contrario all'ipotesi che lo Stato conservi il 51% del capitale di GdF, in quanto significherebbe la nazionalizzazione di Suez. «Suez non vuole essere nazionalizzata», ha detto ai deputati.

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