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Immobili, artigiani in allarme sul decreto Iva

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Sangalli (Cna): «È una stangata da 2 miliardi sulle piccole e medie imprese». Il Governo corre ai ripari

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Il decreto sulla competitività varato dal Governo avrebbe dovuto colpire le grandi speculazioni, invece rischia di essere una vera e propria stangata sulle piccole e medie imprese. Lo sostiene il segretario della Cna, Giancarlo Sangalli, preoccupato per il provvedimento che prevede che la vendita di immobili industriali e commerciali non sia più soggetta ad Iva (che quindi non si potrà più detrarre) ma all'imposta di registro e all'imposta catastale per un costo complessivo pari al 10%. Una misura che il Governo sembra intenzionato a correggere, soprattutto per quanto riguarda la retroattività di dieci anni. Sangalli snocciola qualche dato: «Da questo intervento il Governo conta di incassare dai 3 ai 4 miliardi, ma credo che la stangata sarà di proporzioni maggiori e sulle piccole e medie imprese - sottolinea Sangalli - peserà per circa 2 miliardi di euro». Per quanto riguarda la retroattività, il numero uno dell'associazione artigiana non ha dubbi. «Credo sia illegittima e andrà rivista, come spero si riveda la sostanza del provvedimento che era nato per colpire i "furbetti" e non l'Italia che lavora». Dichiarazioni che fanno eco a quelle rilasciate nei giorni scorsi dal presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo. «Il decreto sulla competitività così com'è non va bene - ha detto il numero uno degli industriali - è necessario apportare delle modifiche alle misure relative all'Iva sugli immobili». Secondo il presidente di Casartigiani, Giacomo Basso, il provvedimento «avrà un'incidenza relativa sulle micro-imprese e sull'artigianato tradizionale». Ma quello che lascia sconcertati «è la completa assenza di concertazione, nonostante anche Mario Monti ha recentemente ribadito la maturità delle associazioni di categoria e l'importanza del loro coinvolgimento nelle scelte di politica economica». Il deficit di concertazione è stato lamentato proprio ieri dai rappresentanti di Cna, Confartigianato e Casartigiani davanti alla Commissioni bilancio e finanze del Senato. «Su temi così complessi - ha affermato margine dell'audizione Sangalli - sarebbe servito un approfondimento preliminare. E poi credo che incontri di questo tipo sarebbe stato più utile tenerli prima con Palazzo Chigi, e solo dopo con il Parlamento». Sangalli ha giudicato poi negativamente i cambiamenti che il decreto legge dovrebbe apportare sul fronte degli studi di settore: «è rischioso anche perché rischia di zavorrare settori importanti per l'economia del Paese come il manufatturiero. Modificare in corsa le modalità di accertamento nei confronti dei soggetti in contabilità ordinaria - ha spiegato il leader della Cna «rischia di incrinare fortemente il patto in materia fiscale, anche perché viene introdotto con effetto retroattivo sul periodo d'imposta 2005 e a dichiarazioni ormai concluse». Anche la Confartigianato ha lanciato l'allarme sul complesso di norme relative al fisco. E non solo sugli studi di settore, «oggetto - ha spiegato il segretario generale Cesare Fumagalli - di un cambiamento inaccettabile». Nel mirino dell'organizzazione è finita di nuovo l'ipotesi di chiedere una restituzione dell'Iva (20%) sugli immobili di proprietà delle imprese, finora detraibile, con effetto retroattivo per gli ultimi 10 anni. Critico anche il presidente dell'Abi, Maurizio Sella. «Il decreto pone in discussione la stessa sopravvivenza delle società di leasing, determina flessioni nei prezzi di borsa delle società immobiliari quotate, compromette il nuovo mercato dei fondi immobiliari. È auspicio comune che la norma formi oggetto di un adeguato ripensamento». Intanto ieri i titoli immobiliari hanno recuperato qualcosa in Borsa. Anche se non si può parlare dell'atteso rimbalzo delle quotazioni dopo una settimana nera che ha bruciato oltre 1 miliardo di capitalizzazione..

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