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Basso (Casartigiani): «Ora serve la coesione»

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Il binomio unità-sostegno alla nostra economia è una "conditio sine qua non", pena il ridimensionamento del Paese e del nostro livello di vita. Dobbiamo tornare a produrre e a favorire le nostre straordinarie peculiarità come turismo e artigianato, a tutti i livelli». Questo l'appello che il presidente di Casartigiani Giacomo Basso, lancia a tutti gli attori politici e sociali dopo le elezioni. Cosa pensa di quello che è avvenuto in politica dopo il 18 aprile? «Ho visto, anzitutto, una grande prova di maturità democratica e questo è molto positivo per il nostro Paese. Innanzitutto saluto due ex sindacalisti, con i quali ho interloquito fin da giovanissimo. Ricordo, conoscendo l'ambito sindacale, Marini come uomo di alta mediazione. E vedo nel presidente Napolitano un grande senso dello Stato. Il Governo Prodi può vantare personalità di spicco come Padoa Schioppa ma ha in sé anche molte ombre. L'esecutivo dovrà centellinare e ben scegliere i provvedimenti viste le difficoltà al Senato. Certo mi dispiace per l'Italia, che un uomo del calibro di Gianni Letta, rimanga inoperoso, a prescindere dalla sua collocazione politica». Quale è la gerarchia dei provvedimenti che il Governo deve affrontare? «Anche alla luce dei dati Ocse di questi giorni il Paese ha bisogno di coesione e di unità e non solo per motivi sociologici, etici e dianoetici, ma soprattutto per motivi economici. Non avrei visto male il modello Merkel. Quello di mettere al posto i conti italiani senza gravare sulle tasche dei cittadini e di rilanciare il Paese, comunque, è il grande compito dei prossimi anni. Dobbiamo capire che non abbiamo più sinecure o rendite economiche di posizione. Siamo soli nel confronto globale e senza molti amici. Quindi, la coesione e l'unità a favore della nostra Economia è una "conditio sine qua non", pena il ridimensionamento del Paese e del nostro livello di vita. Dobbiamo tornare a produrre e a favorire le nostre straordinarie peculiarità come turismo e artigianato, a tutti i livelli. Si deve tornare a un clima di collaborazione e non di scontro». E l'artigianato? Secondo la statistica del dipartimento delle politiche fiscali il 43% degli autonomi denuncia meno di 10 mila euro «La statistica è ineffabile e come per i sondaggi vale sempre la storia del pollo di Trilussa. Ma se il buon giorno si vede dal mattino, non c'è da essere allegrissimi, ma siccome ho auspicato collaborazione e unità non ne faccio un dramma. Il problema dell'evasione viene troppo spesso sintetizzato nell'artigianato in promiscuità con il lavoro autonomo. È assurdo, e sottolineo assurdo, soprattutto perché esistono gli studi di settore, varati da un governo di centro sinistra, e quando è noto che la troppo vasta evasione, che letteralmente ci distrugge, è da altre parti. Non vogliamo fare del vittimismo a priori ma, speriamo di non dover tornare nel "mirino"; l'ho detto in tempi non sospetti, prima delle elezioni, quando si sussurrava, che per finanziare l'abbassamento del cuneo fiscale, si dovevano aumentare i contributi previdenziali agli artigiani altra cosa fuori dal buon senso. Il Paese non dimentichi che cosa rappresenta e che cosa ha fatto l'artigianato per gli italiani. Cosa teme ora per la categoria. E cosa chiede venga fatto al più presto? Non vogliamo tornare ad essere un vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro di manzoniana memoria. Dobbiamo, assolutamente, sostenere l'Industria, che con le scelte di Montezemolo, già sta rialzando la testa e dobbiamo ridare un valore al salario e allo stipendio di tutti nel lavoro dipendente, dopo i comportamenti poco leali seguiti da qualcuno durante il passaggio all'Euro. La moneta unica ha i suoi meriti soprattutto per la stabilità che ha introdotto. Non vogliamo essere capri espiatori da ricercare in chi ha meno voce e senza che non si distingua il nostro ruolo, la nostra importanza da quella di altri. L'artigianato, non lo si dimentichi, è un settore tutelato ed è una nostra quasi esclusiva e ha creato il Made in Italy.

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