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Esuberi Fiat, Il Lingotto detta la linea al governo

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Maroni denuncia pressioni per ottenere la mobilità lunga. La replica dell'azienda: «Accuse infondate»

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Da una parte alcuni ministri, contattati dal Lingotto, pronti a dire sì ad una legge «ad personam» per concedere solo a Torino una deroga alla riforma delle pensioni. Un provvedimento che permetterebbe all'azienda di risparmiare un pozzo di soldi. Dall'altra il ministro competente, Roberto Maroni, tra i leader di quella Lega uscita con le ossa rotte dalla sconfitta del progetto della grande banca del Nord sotenuto dalla Popolare Italiana di Gianpiero Fiorani. «Nessuna deroga», ha detto il ministro, che a questo punto ha scagliato un attacco senza precedenti ai vertici del Lingotto, colpevoli di aver esercitato «pressioni» sul governo. Accuse dure, smentite dalla Fiat. Alla fine, così, non si è deciso nulla e a Maroni non è rimasto che convocare azienda e sindacati la prossima settimana, per tornare a discutere sulla vicenda degli esuberi. La tensione però resta alle stelle. E lo stesso premier Silvio Berlusconi al termine del consiglio dei ministri non ha lasciato molti margini: «sarà difficile concedere la mobilità lunga». Maroni accusa. L'entourage del titolare del Welfare parla di «telefonate giunte ad alcuni ministri del Sud» alla vigilia del Consiglio dei ministri di ieri, con la «promessa di nuove assunzioni a Termini Imerese». «È vero, sono stato contattato da Fiat», conferma il ministro per il Mezzogiorno, Gianfranco Miccichè, che però sottolinea di «non aver ricevuto pressioni in cambio di assunzioni. Sarebbe gravissimo». Miccichè ha quindi spiegato come l'azienda torinese abbia chiamato «alcuni ministri perchè difendessimo le loro ragioni in Consiglio dei ministri. È una cosa normale - ha aggiunto - e succede per tutti i provvedimenti delicati». Letta media. A frenare la linea più intransigente di Lega ed An (il vicepremier Gianfranco Fini in prima linea) sarebbe stata una parte del Consiglio dei ministri, in particolare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, che ha chiesto in sostanza di non compromettere, con una linea intransigente, i primi segni di ripresa dell'azienda torinese.

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