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E Fassino adesso rischia il posto

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Scalate e scivoloni, appoggi finanziari e politici. I due sono già accerchiati dagli squali. Nel mirino, invece, ci sono altri pesci. Anche grossi. Resta il fatto che il caso Unipol continua a dividere il centrosinistra. La guerra che è scoppiata tra Ds e Margherita è destinata a provocare morti e feriti. Rutelli è stato chiaro. Ha lanciato due messaggi che la dicono lunga sullo stato d'animo dell'Unione. «Non faremo sconti a nessuno» e «ognuno si dovrà assumere le proprie responsabilità». Anche se almeno sulla prima dichiarazione l'ex sindaco di Roma ieri ha negato categoricamente di averla detta. Come un passo indietro ha fatto anche la Dl che si è detta pronta a tendere la mano ai diessini e di non fare nulla per metterli in difficoltà. A parole. Nei fatti invece siamo sicuri che qualcuno già si stia leccando i baffi. Nemmeno la spada prontamente sguainata dal presidente dei Ds non è servita da monito. «Il clima di veleni e sospetti - ha detto D'Alema - mette a rischio politica ed economia. Noi non abbiamo nulla da nascondere e nessuno da proteggere. La giustizia faccia il suo corso». Chi non sembra proprio allineato è il ds Fabio Mussi. Anzi, è stato il più esplicito di tutti a chiedere a Fassino di prendere una posizione. Già, Fassino. Gli squali si stanno avvicinando. Partiti da lontano, adesso stanno convergendo sul bersaglio. Mussi ha parlato di "furbetti del quartierino" che si potrebbero essere mossi in alleanza con i dirigenti Unipol. E questa ipotesi, se confermata, merita una condanna politica. Anche Enrico Morando, dell'area liberal, parla esplicitamente di un problema sorto con l'emergere di conti correnti "particolari", intestati a Consorte e Sacchetti. «Sull'opa dell'Unipol per l'acquisto della Bnl - ha osservato Mussi - non ci sono complotti in corso: la magistratura fa il suo dovere. Giusto chiedere che sia veloce, interrogandoci però al tempo stesso sulla ragione per cui continua ad esercitare un così forte potere sostitutivo. Evidentemente altri poteri hanno abdicato». Mussi ne ha anche per la Margherita: «Ho difeso e difendo Fassino - è il suo proclama - quando viene brandita contro di noi la questione morale». Più si va a sinistra è più la rottura tra Ds e Margherita viene invocata: «È più che mai necessaria e urgente per tutta la sinistra italiana». Lo afferma Marco Ferrando, di Rifondazione, appartenente a Progetto Comunista, l'ala sinistra del partito di Bertinotti. Ferrando fa anche riferimento a una cupola «che ha dilatato enormemente le proprie ricchezze e il proprio controllo, diretto o indiretto, sull'intera economia italiana, col raggiro sistematico di milioni di correntisti e piccoli risparmiatori: ridotti a pura carne da macello nello scontro interno al capitale finanziario». Secondo indiscrezioni, tra i Ds, le dichiarazioni fatte l'altra sera da Piero Fassino in tv sul caso Unipol, nella trasmissione di Giuliano Ferrara, sarebbero state giudicate un po' troppo nervose. «Non sono compagno di merende di nessuno» aveva detto il segretario diessino, ma ora tra i ds sono molti quelli che saltano la merenda in attesa del cenone.

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