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Bilancio Ue, l'accordo ora si fa più vicino

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Sconto britannico e clausola di revisione: si avvicinano le posizioni di Francia, Germania e Inghilterra

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In una giornata fitta di consultazioni, incontri bilaterali e trilaterali che hanno visto al centro soprattutto il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese Jacquer Chirac, le posizioni si sono nettamente avvicinate sulle due questioni cruciali: lo sconto britannico e la clausola di revisione. Non a caso nel pomeriggio si sono moltiplicati i commenti positivi, lo stesso presidente Jacques Chirac ha parlato di «clima piuttosto positivo», mentre il premier polacco Kazimiercz Marcinkiewicz ha sostenuto: «Siamo più vicini in modo significativo a una soluzione». Persino il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker, che molti avevano descritto come ancora «ferito» dallo smacco subito lo scorso giugno, ha parlato di un negoziato ormai «sulla buona strada». Un ruolo cruciale ha avuto la Merkel, che ha proposto un incremento del livello di spesa del bilancio, dallo 1,03% del pil europeo (849,3 miliardi di euro) all'1,045% (pari a 862,5 miliardi) per l'intero periodo 2007-2013. La presidenza britannica è apparsa aperta alla proposta del leader tedesco, che ha riscontrato ampio sostegno. Anche se, stando a quanto trapelato da varie fonti diplomatiche europee, dovrebbe fermarsi un pò al di sotto, con un incremento di 7 miliardi rispetto alla precedente proposta, dunque da 849,3 a circa 856 miliardi. Collegata a questo innalzamento del tetto è l'ulteriore riduzione dello sconto britannico di circa 2-3 miliardi di euro, portando il «sacrificio» che Londra potrebbe accettare dagli 8 miliardi offerti inizialmente dal premier Tony Blair a 10-11 miliardi. I nuovi Paesi dovrebbero subire sempre un taglio dei fondi rispetto alla bozza lussemburghese di giugno, ma in misura molto minore a quanto preventivato inizialmente dai britannici. Significativamente, l'ulteriore riduzione coincide con quanto apertamente richiesto da francesi e spagnoli. I due paesi chiedono una «sostanziale riduzione» dello sconto, «pari a 10,5 miliardi». Da notare che fino a pochi giorni fa la Francia chiedeva un taglio di 14 miliardi. Una sostanziale riduzione è in realtà quello che si chiede in un documento preparato già giovedì dai francesi e siglato da Germania e Italia, ai quali si sono aggiunti anche la Spagna, l'Austria e il Lussemburgo. Nel documento i Paesi in questione chiedono che lo sconto britannico riguardi solo la politica agricola, ma non sia più applicato a tutte le spese dell'allargamento. Rimane però un difficole nodo ancora da sciogliere: e cioè che il taglio allo sconto non deve essere, come vorrebbe Londra, «una tantum», cioè tutto da ridiscutere allo scadere delle prospettive finanziarie nel 2013. Lo stesso presidente Chirac ha auspicato che «lo sconto britannico sia abolito dal 2013». E un funzionario del governo spagnolo, citando tre incontri avuti tra Chirac e Zapatero, ha affermato che «la Francia e la Spagna stanno lavorando perché scompaia il meccanismo di Fontainebleau (dove nel 1984 si tenne il Consiglio in cui Margareth Thatcher strappò il famoso "rebate"), che non è un diritto eterno ma è solo transitorio». Un concetto questo che Londra non è disposta ad accettare. Il dado del resto non è ancora tratto. Oltre alla questione permanente del taglio dello sconto, il diavolo, come dicono i britannici, potrebbe stare proprio nel dettaglio. Nonostante lo sforzo aggiuntivo di Londra, un tetto più alto di spesa potrebbe costare qualche centinaia di milioni a questo o quel paese. Ad esempio, tra la prima e la seconda proposta britannica (con un incremento di appena 2,5 miliardi di euro), l'Italia ha calcolato che avrebbe perso 700 milioni di euro. Ancora da vedere quanto e se perderebbe con la nuova proposta.

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