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Alitalia trova 375 milioni per il caro greggio

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Il nuovo piano industriale oggi al cda. Dall'intesa coi sindacati 65 milioni di risparmi

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A illustrarlo sarà l'ad Giancarlo Cimoli che, non appena incassato il via libera da parte dei consiglieri, sarà pronto per l'ultima prova, quella decisiva nel cammino del risanamento, e cioè la presentazione del business plan alle banche del consorzio di garanzia per la ricapitalizzione da 1,2 miliardi di euro. Un incontro fissato, secondo fonti finanziarie, per la prossima settimana e al quale è appeso il destino della compagnia. I protagonisti sono sempre due. Da una parte Deutsche Bank, che sembra già convinta nel ricoprire il ruolo di global coordinator nell'aumento di capitale (obbligatorio entro il 31 dicembre). Vicino a lei Banca Intesa, che ha espresso un interesse condizionato ad affiancare l'istituto tedesco: la decisione finale è collegata a un attento esame del piano. Solo se Cimoli riuscirà a strappare il sì a Corrado Passera, ad di Banca Intesa, Alitalia potrrà ancora sperare di salvarsi ricostituendo i presupposti della continuità aziendale. Se le linee fondamentali per il rilancio si conosceranno solo oggi, le cifre sono già note. L'aggiornamento del piano si baserà su una correzione dei conti promessa da Cimoli per 375 milioni di euro, cui si aggiungeranno una serie di misure, ancora da individuare con i sindacati, ma che dovrebbero consentire altri risparmi fino a 65 milioni di euro. Due notti fa, infatti, azienda e sindacati hanno raggiunto l'intesa sugli interventi da iscrivere nel piano. Un intesa per ora solo di principio,perchè l'accordo rinvia di 15 giorni la definizione concreta delle misure. Nel testo dell'accordo (firmato dalle organizzazioni di settore di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, dai piloti dell'Anpac e di Up e dagli assistenti di volo dell'Anpav) si legge infatti che le misure andranno ricercate attraverso specifiche intese su interventi che «le parti, per ciascuna categoria professionale, si impegnano a definire entro il 28 ottobre». L'accordo prevede infatti una serie di azioni che vengono solo genericamente richiamate. Il testo parla di «efficientamenti gestionali, organizzativi e produttivi», di «recuperi di flessibilità, introduzione od implementazione di modelli di polivalenza professionale» che saranno finalizzati, «a titolo semplificativo, a insourcing di attività, incremento di volumi di attività per terzi, prestazioni di servizi da terzi». Tutte indicazioni, insomma, da tradurre in azioni concrete con un'unica certezza, quella di escludere misure «di natura retributiva». I sindacati, insomma, hanno tenuto fede all'impegno di non accettare ulteriori sacrifici per i lavoratori, anche se questo sforzo è stato comunque criticato non solo dagli autonomi del Sult, che definiscono l'intesa punitiva mentre «Cimoli ha guadagnato 190 mila euro al mese», ma anche da Rifondazione comunista, che parla di polveronè, e dai Cobas della Cub che, ricordando le indiscrezioni sulle 10 mila giornate di formazione a terra, ritocco della malattia e contratti di solidarietà per piloti e assistenti di volo, sostengono che in realtà i «sacrifici sono stati già definiti». Attendista la posizione del sindacato confederale. «Ora tocca al Governo e alle banche fare la loro parte. Quello che serve è una svolta e non ci si può più permettere di galleggiare», ha detto il leader della Cgil, Guglielmo Epifani.

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