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Parmalat, il saliscendi in Borsa non è ancora finito

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Secondo gli analisti il titolo continuerà ad avere forti oscillazioni fino al cda del 7 novembre

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«Ci vorrà ancora qualche giorno perché il titolo rifletta il valore della nuova Parmalat». È quanto afferma un analista commentando la giornata di venerdì, con le azioni di Collecchio giù del 12,89% a 2,63 euro dopo tante speranze benchè il prezzo di 3 euro del debutto «non fosse sostenibile». Troppa la speculazione che in questi mesi ha accerchiato Parmalat, comprando obbligazioni fin da marzo a prezzi stracciati, con i cosiddetti fondi avvoltoio che nel clima di sfiducia di primavera hanno comprato anche a 0,20-0,30 centesimi. Insomma, lunedì il mercato si aspetta un' altra giornata no. Lo ha detto ieri anche il ministro alle Attività Produttive Claudio Scajola, secondo cui è «importante che Parmalat sia tornata al mercato, ma è chiaro che il valore della quota si deve assestare dopo l' inserimento in borsa. Ci sarà bisogno di due-tre mesi». Ma secondo alcuni analisti «è un tempo troppo lungo: due o tre mesi di saliscendi non ci saranno perchè Bondi ha fatto i suoi conti bene fidando nell'interesse che ha fiutato in giro per il colosso alimentare risanato: un mese e poi assemblea e nuovo cda. Ecco, da quel momento la situazione sarà stabile per qualsiasi opzione. E quelle in campo sono molte. Non nega il suo interesse Granarolo, che stando a fonti finanziarie aveva pronti 1,3 miliardi di euro per prendersi Parmalat ma è rimasta sorpresa del valore del debutto correndo subito - informano fonti finanziarie - ai ripari, chiedendo cioè altro denaro per l'operazione a Intesa, suo tradizionale advisor, ma anche a Royal Bank Of Scotland. Ugualmente si starebbero muovendo i francesi di Lactalis, che valutano però il titolo molto più basso di ora, è cioè 1,7-1,8 euro, e la multinazionale Nestlè, forse l' unica a detta degli ambienti finanziari che potrebbe comprare Parmalat anche sovrapprezzo. E mentre Bondi è pronto aq laciare l'incarico, in attesa magari di venir chiamato per qualche altra impresa "disperata", il mercato si interroga su quante altre azioni potrebbero piovere sul mercato, visto che hanno cinque anni per la conversione.Ben 150 milioni di titoli sono in mano ai cosiddetti creditori ritardatari e 240 ad altri cui per ora è stata rifiutata la conversione. Senza contare che al voto sono stati mancate emissioni obbligazionarie per 7 miliardi, i famosi bond fantasma. Inoltre non si sa quanto Parmalat potrebbe introitare dalle cause risarcitorie e per danni. La statistica dice il 5-6% dei 57-58 miliardi richiesti: quindi, 2,7-2,9 miliardi. Una buona somma, che però chissà quando arriverà in cassa. Infine, c' è il mercato. Che continua a ritenere il titolo sovraesposto e lo spinge in giù. Come una serie di fondi speculativi. Ma in questo caso bisognerà vedere quale sarà l'operato delle banche in vista dell' appello per vedere chi ha partecipazioni rilevanti: ad alcune probabilmente conviene stare dentro per poi contrattare con chi vorrà acquistare Parmalat. Ecco allora che il titolo forse non vale 3 euro ma certo neanche 1,7-1,8 come dovrebbe stando alle stime del valore della società fatto dallo stesso Bondi e dal suo staff.

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