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Tir sul piede di guerra

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Entro la fine dell'anno, 15 mila aziende rischiano di chiudere i battenti, e la maggior parte addirittura per fallimento. Nel 2004, «l'indebitamento medio di ciascuna impresa si aggirava intorno ai 200 mila euro», una cifra che «moltiplicata per il totale delle realtà attive», pari a 134 mila, dà la misura della «grave situazione» in cui si trovano gli oltre 648 mila addetti del settore. A tracciare il bilancio negativo è stato il segretario della Fita-Cna, Maurizio Longo. Le difficoltà, in particolare, derivano da un miz di ragioni strutturali e contingenti come ll'impennata del prezzo dell'oro nero. Il gasolio è passato da 0,883 euro al litro del primo gennaio del 2004 a 1,223 euro del 12 settembre 2005, una crescita del 38,51% in valori assoluti, dando un colpo decisivo all'autotrasporto. Così le imprese, e non solo le 35 mila aderenti alla Fita, sono sul piede di guerra. Sabato prossimo si rischia, infatti, il tilt del traffico in mattinata sull'autostrada Firenze-Bologna, dove almeno 300 tir in partenza dai due capoluoghi, creerano un un serpentone che promette disagi. Ed è solo il primo segnale. Se, infatti, dal governo non dovessero arrivare le risposte attese, la protesta diventerà più dura fino a sfociare in un fermo nazionale a ottobre. Le richieste della categoria all'esecutivo sono chiare: gasolio meno caro e concorrenza più leale. Il settore chiede di recuperare sul costo del gasolio circa 14 centesimi di euro per litro, insieme alla modifica dei rapporti con gli altri paesi europei, soprattutto con le new-entry.

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