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Una nobile decaduta dalle grandi potenzialità

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È da qui, da un suggestivo intreccio di caratteri gotici, alberi genealogici, riferimenti a una vicenda plurisecolare e citazioni di re e di nobili prussiani e bavaresi tra i padri fondatori, che bisogna partire per capire cosa sia stata - e cosa sia diventata oggi - la Hypovereinsbank: sulla carta ancora la seconda banca tedesca, ma in realtà una grande nobile decaduta, ex-fiore all'occhiello della gloriosa tradizione bancaria teutonica, ma nonostante questo orgogliosamente bavarese fino al midollo, andata sposa a un giovane e vigoroso gruppo straniero come l'UniCredit di Alessandro Profumo. Passando dalla storia alla cronaca, gli anni più recenti si riassumono soprattutto in una cifra: i 5 miliardi di euro che l'istituto guidato da Dieter Rampl ha perso tra il 2002 e il 2004, stabilendo così un record non solo a livello tedesco, ma probabilmente su scala europea. Le cause di tale performance hanno radici lontane, che risalgono almeno agli inizi degli anni '90, quando una delle due banche da cui è nato l'attuale gruppo, la Bayerische Hypotheken-und Wechselbank, si è massicciamente esposta nel finanziamento della ricostruzione della ex-Germania est. Il crollo del settore immobiliare nei Laender orientali e la sua crisi in quelli occidentali hanno aperto grandi crepe nel bilancio. Ma le responsabilità di tali squilibri, arrivati a mettere a rischio la sopravvivenza stessa della banca, costringendola di fatto a cadere preda di un altro istituto, ricadono pure sulla sorella maggiore, la Bayerische Vereinsbank. Questa ha portato in dote un portafoglio crediti assai consistente e una forte esposizione con il settore corporate che, insieme a quello della consorella, ha fatto nascere il più grande portafoglio crediti non solo tedesco, ma europeo. La stagnazione economica in Germania, la cronica scarsa profittabilità del mercato retail tedesco e la crisi di alcuni grandi gruppi industriali, vero i quali il gruppo era sensibilmente esposto, hanno dato il colpo di grazia a un gigante dai piedi ormai d'argilla che neppure una cura da cavallo fatta di oltre 15.000 esuberi, risparmi per svariati miliardi e la cessione di alcune partecipazioni strategiche, è riuscito a risvegliare. La strategia espansiva sognata dal vecchio numero uno, Albrecht Schmidt, di far giocare alla banca un ruolo attivo nel risiko bancario europeo, si è arenata sotto le macerie del bilancio. Tocca adesso a Profumo, che si è assicurato l'ambita preda, realizzare l'ambizioso progetto di una "banca europea delle regioni" leader in tre aree strategiche: Germania, Italia ed Europa orientale. Con buona pace di Ludovico I, re di Baviera, che figura tra i fondatori dell'istituto alla fine del '700. Da oggi il nuovo re è italiano, ha rimarcato la pur teutonica Frankfurter Allgemeine Zeitung, e si chiama "Alessandro il Grande".

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