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Tornare alla lira? Un disastro per l'economia

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La vecchia moneta porterebbe l'inflazione al 10%, il deficit all'8% del Pil e più disoccupazione

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La disoccupazione salirebbe e supererebbe il tetto del 12%, l'inflazione nei primi tre anni si attesterebbe intorno al 10%, il deficit raggiungerebbe il 7-8% del pil, i tassi di interesse schizzerebbero tra l'11 e il 12%. E, quanto al debito pubblico, in tre quattro anni, aumenterebbe di oltre il 15%. È lo scenario a tinte fosche che descrive uno studio dell'Eurispes per l'Adnkronos. Non ha dubbi il presidente dell'istituto statistico, Gian Maria Fara, commentando cifre che fra l'altro sono approssimate per difetto: «al di là degli aspetti politici dirompenti che l'abbandono dell'euro avrebbe sul processo di costruzione dell'Europa, i pochi ed estremamente limitati vantaggi vanno confrontati con una serie di numerosi inconvenienti». Illusioni e vecchi prezzi. «L'economia - spiega Fara - non funziona come una videocassetta che può essere avvolta a ritroso. Tornare alla lira non significherebbe tornare ai vecchi prezzi in lire anche se è questo che la gente vorrebbe e che spinge molti a vagheggiare il ritorno al vecchio conio». Sicuramente, infatti, «cambiare l'euro in lire vorrebbe dire innestare un nuovo processo di arrotondamento dei prezzi, che sarebbe il nuovo impulso per un ulteriore balzo in avanti dell'inflazione», spiega il presidente dell'Eurispes. Pochi vantaggi. Le conseguenze di maggior peso di un ritorno alla lira, si rileva nello studio, sarebbero quelle di svincolarci dagli impegni di Maastricht e di poter quindi accrescere il deficit di bilancio, ridare alla Banca d'Italia ed al suo Governatore la piena sovranità monetaria, aumentare come conseguenza la circolazione, peggiorare il cambio della nostra divisa nei confronti delle principali monete internazionali. Tutto ciò porterà solo pochi vantaggi estremamente limitati. E tra i pochi vantaggi di un ritorno alla lira, l'Eurispes individua le migliori difese contro la concorrenza dei prodotti di consumo di fabbricazione estera come quelli provenienti dalla Cina. L'offerta turistica italiana, avendo prezzi comparativamente concorrenziali, eserciterebbe inoltre una maggiore attrattiva nei confronti dei cittadini stranieri, che non sarebbero solo quelli che oggi non fanno parte del club dell'euro, ma che comprenderebbero anche francesi, tedeschi e spagnoli. Molti inconvenienti. L'eventuale ritorno alla lira porterebbe invece a una serie di numerosi inconvenienti. Vi sarebbe innanzitutto un aumento del tasso di interesse e questo trascinerebbe con sè l'incremento del debito pubblico e del deficit (per il conseguente rigonfiamento del servizio del debito). Così come si verificherebbe un altrettanto consistente aumento del peso dell'indebitamento sui bilanci degli Enti locali, delle imprese e delle famiglie che si sono nel frattempo caricate di un mutuo per l'acquisto della casa od indebitate per mantenere i propri consumi ad un livello adeguato. Tutto ciò porterebbe a un aumento del carico fiscale e a frenare gli investimenti, con un calo dell'occupazione.

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