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NEW YORK - La "faida della Silicon Valley" ha il suo vincitore: Oracle.

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La resistenza opposta dal board di Peoplesoft - arroccato a difesa del «reale valore dell'azienda» - è schiantata sotto il peso di 10,3 miliardi di dollari in contanti scuciti dalla Oracle per dare vita al secondo colosso mondiale nel settore dei software per aziende dietro alla tedesca Sap. Grazie alla fusione tra i due gruppi, la nuova Oracle potrà contare su 22.750 clienti (12.750 in arrivo da Peoplesoft), su un fatturato complessivo da oltre dieci miliardi di dollari, 53.880 dipendenti: numeri che le regalano una quota di mercato pari al 25% - Sap detiene il 39% - in un settore tra i più consistenti dell'universo high-tech. Eppure, per dare vita al gigante dei software sono serviti mesi di critiche incrociate, battaglie giudiziarie (il Dipartimento di Giustizia statunitense ha cercato di bloccare la fusione per motivi di concorrenza; la stessa Oracle ha avviato un'azione legale per rimuovere i vincoli all'acquisto di Peplesoft destinata, ora, a decadere) e, soprattutto, uno stillicidio di offerte e controfferte rifiutate dal consiglio di amministrazione di Peoplesoft per ben cinque volte.

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