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Bruxelles: basta vincoli alle libere professioni

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In un rapporto della Commissione europea bocciati i lacci che impediscono la concorrenza

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A richiamare Stati membri e associazioni professionali «a mettere ordine in casa propria» è stata la Commissione europea ricordando che, dalla liberalizzazione delle professioni, «si possono ottenere notevoli vantaggi». Nel mirino di Bruxelles i meccanismi di fissazione degli onorari, i divieti d'inserzione pubblicitaria, i requisiti d'accesso, i diritti esclusivi e le strutture organizzative delle imprese di professionisti quali avvocati, notai, commercialisti, architetti, ingegneri e famacisti, le sei categorie prese in esame nel rapporto sulla conocorrenza nei servizi professionali pubblicato ieri. Una ventina di pagine che evidenziano, con dati e tabelle, le restrizioni più evidenti che esistono per queste professioni nei diversi Stati membri, fornendo anche suggerimenti sulle azioni da intraprendere a livello nazionale e di associazioni per razionalizzare il quadro normativo. Obiettivo: rendere più competitivo un settore che nell'Ue impiega oltre 10 milioni di persone, con un fatturato annuo di circa 980 miliardi di euro, e garantire prestazioni a prezzi equi per i consumatori. Bruxelles riconosce infatti che in questi settori è giustificato un certo grado di regolamentazione. Tuttavia, in molti casi, le regole restrittive dovrebbero lasciare il posto a meccanismi realmente concorrenziali, in linea con gli obiettivi di competitività e dinamismo fissati a Lisbona nel 2000. Alla vigilia dell'entrata in vigore delle nuova normativa sulla concorrenza, la Commissione invita le Authority a rivedere le regolamentazioni verificando se le restrizioni esistenti perseguano un legittimo obiettivo d'interesse generale o se siano chiaramente necessarie al suo raggiungimento. Un invito che rivolge anche a tutti gli organismi professionali perchè modifichino loro stessi le regole esistenti.

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