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Welfare, falsa partenza a palazzo Chigi

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Maroni propone l'apertura di tre tavoli ma Fini preme per un confronto preliminare sullo sviluppo

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Il ministro del Lavoro, Roberto Maroni, ha proposto infatti di aprire tre tavoli (politiche del lavoro, politiche socio-sanitarie, inflazione) e di farli partire già la prossima settimana. Ma il vicepremier, Gianfranco Fini, accogliendo la richiesta di Cisl e Uil (la Cgil ha deciso di non partecipare), ha sottolineato la necessità di un tavolo preliminare che affronti il tema dello sviluppo e del rilancio dell'economia per avere certezza sulle risorse disponibili e anche per trovare fondi aggiuntivi. Ipotesi, quest'ultima, su cui - secondo quanto hanno riferito i sindacati - avrebbe frenato nel corso dell'incontro il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, per il quale le riforme necessarie si possono fare anche a costo zero. L'intervento del leader di An è stato, come lui stesso lo ha definito, «anomalo», perché non previsto e fatto a titolo personale e come esponente di An. Quello del rilancio dell'economia, ha assicurato Fini, sarà uno dei punti principali su cui An chiederà di discutere nel corso della verifica. La risposta ai sindacati, dunque, non dovrebbe arrivare prima di una decina di giorni, come ha confermato anche il leader della Cisl, Savino Pezzotta. È stato proprio quest'ultimo a chiedere per primo che si facesse in via preliminare «un'operazione chiarezza sullo stato attuale dell'economia italiana», seguito subito dopo dal numero due della Uil, Adriano Musi. «Prima di tutto - ha detto Pezzotta, commentando la proposta avanzata da Maroni - bisogna capire qual è la situazione economica e finanziaria reale del Paese. In base a ciò bisognerà quindi verificare quali sono le risorse disponibili e reperibili. Solo così si può evitare un confronto generico». Anche per Musi «troppa carne al fuoco non serve. Abbiamo ricordato al governo che prima di affrontare i temi del welfare occorre una discussione seria sulle politiche di sviluppo, per capire quali saranno quelle che verranno messe in campo nei prossimi anni». E per Cisl e Uil, come per Confindustria (era presente il direttore generale Stefano Parisi), il punto di partenza deve essere il documento comune su sviluppo e competitività siglato mesi fa tra sindacati e industriali. Il ministro dell'Economia avrebbe detto di non essere d'accordo con l'equazione maggiori riforme uguale maggiori risorse, e che l'Italia ha perso un punto percentuale di Pil a causa della mancanza di regole. Tutti d'accordo, invece, sulla proposta di Maroni di aprire anche un tavolo per monitorare l'andamento dell'inflazione e verificare se esistono le condizioni per rimettere mano all'accordo del luglio '93 sulla politica dei redditi. Sull'assenza della Cgil - decisa l'altra sera dopo l'incontro sulla riforma delle pensioni - Cisl e Uil hanno evitato toni polemici, auspicando che la confederazione guidata da Guglielmo Epifani torni al tavolo.

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