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Capitalia si difende: nessun pressing su Tanzi

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Le accuse che gli piovono addosso vengono dall'ex numero uno della Parmalat Tanzi e dal suo braccio destro Tonna. Tanzi nell'ultima deposizione ha indicato il presidente di Capitalia Geronzi, allora della Banca di Roma, come il regista delle acquisizioni di Eurolat e Ciappazzi a prezzi fuori dal mercato. Tanzi ha riferito di «essere stato costretto ad acquistare dal gruppo Ciarrapico la Ciappazzi, l'azienda produttrice di acqua e bibite, ad un prezzo elevatissimo rispetto al valore reale». Non solo. Parmalat non ebbe nessuna voce sul prezzo che, dice Tanzi, «fu determinato dalla Banca di Roma e noi di fatto non potemmo aprire una trattativa seria». Anche nell'acquisto di Eurolat ci sarebbe stato il pressing di Geronzi. Dice Tanzi: «Acquistai Eurolat da Cragnotti su indicazione di Banca di Roma e in particolare di Geronzi ad un prezzo eccessivo anche se avevamo un interesse reale all'acquisto. L'interesse di Geronzi era di rientrare dall'esposizione di Cragnotti». Immediata è arrivata la replica di Capitalia. Sono dichiarazioni «pretestuose. Le operazioni Eurolat e Ciappazzi erano legittime come all'epoca confermarono i principali commentatori e analisti finanziari». Le accuse secondo il gruppo capitolino sarebbero solo un tentativo da parte di Tanzi di «attenuare le proprie responsabilità». E a sostegno della sua tesi Capitalia riporta le valutazioni sull'operazione Eurolat espresse all'epoca da analisti internazionali del calibro di Csfb (che vedeva sinergie dall'integrazione dei marchi lattiero-caseari di Cirio e Parmalat), Credit Lyonnais (secondo cui, nonostante le molte acquisizioni, Parmalat aveva sempre creato valore) e Morgan Stanley (convinta che l'acquisizione offriva a Parmalat un'opportunità unica per affermare una leadership nel settore del latte). Quanto alla società Ciappazzi attiva nel settore delle acque minerali, settore in cui il Gruppo Parmalat all'epoca dell'acquisizione «stava peraltro diversificando» - sostiene Capitalia - «non esistono valutazioni degli analisti, trattandosi di un'attività meno che marginale rispetto alle dimensioni del Gruppo Parmalat (0,2% del debito lordo quale risultava dall'ultimo bilancio). Si tratta comunque di investimenti in attività reali, a differenza di quanto sembra emergere per la gran parte degli investimenti effettuati negli anni da Parmalat». Capitalia poi si dice pronta a fornire tutta la documentazione che dimostra la correttezza del proprio operato. Le accusa di Tanzi hanno però innervosito il mercato. Il titolo Capitalia ieri ha chiuso con un calo di oltre il 2% (-2,32%). In attesa del consiglio d'amministrazione di giovedì intanto, tra i grandi azionisti di Capitalia, Abn Amro (che controlla il 9% della banca romana e ha tre posti in consiglio) non ha voluto rilasciare alcun commento sulla posizione di Geronzi, ribadendo però il pieno appoggio del suo gruppo al piano industriale di Capitalia.

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