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L'ACCORDO del luglio '93 è ormai superato.

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Ma un secco il no all'introduzione di nuove gabbie salariali viene dai sindacati, che accusano il Governo di aver fatto poco o nulla per impedire la perdita di potere d'acquisto dei salari. Il leader della Cisl, Savino Pezzotta, però, si dice d'accordo sulla necessità di una revisione dell'intesa del 23 luglio 1993 e sulla messa a punto di «nuove modalità di contrattazione». Un confronto potrebbe partire al più presto: dopo il 12 gennaio, ha detto lo stesso ministro Maroni, una volta chiusa la partita sulle pensioni. «Il modello del confronto tra Governo e parti sociali - ha spiegato il ministro - è superato nei fatti. E se il sindacato pone il problema della revisione del modello del '93 non mi sottraggo. Anche se sulla modifica del sistema contrattuale riconosciamo la totale autonomia delle parti sociali». Maroni ha quindi spiegato che nel Libro bianco di due anni fa, quello che ha portato alla riforma Biagi, il Governo espresse le sue opinioni sulla contrattazione. «Noi - ha spiegato Pezzotta - ragioniamo su un modello contrattuale, ma non siamo e non saremo mai d'accordo sulle gabbie salariali». Il vero problema, ha ricordato il leader della Cisl, è che «ormai si fa fatica a condurre una vita normale, ad arrivare a fine mese». Una situazione, per Pezzotta, di cui sono «grandemente e gravemente responsabili coloro i quali hanno fatto saltare l' impianto virtuoso delle politiche sindacali». Per questo «occorre rideterminare le condizioni in cui le pensioni e i salari sono garantiti e protetti». «La Cisl - ha spiegato - lo dice da anni, bisogna rivedere il modello contrattuale, nel senso che va salvaguardato il contratto nazionale come elemento di equilibrio e solidarietà e di tutela del potere di acquisto», a cui occorre affiancare «un livello più accentrato di contrattazione aziendale».

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