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Inflazione inchiodata al 2,5% a dicembre. Sindacati in allarme

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Non scende il costo della vita. Per Confindustria «nessun problema». I consumatori: dati sbagliati. Quella percepita è al 20%

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Il tanto atteso calo, che il dato sulle città campione sembrava aver anticipato, non è arrivato. Secondo l'Istat il carovita a dicembre è rimasto agli stessi livelli di novembre, quattro decimi di punto percentuale in più della media di Eurolandia (2,1% stima flash Eurostat per dicembre), ed ora si avvia a chiudere il 2003 a quota 2,7%, in rialzo sia rispetto al 2,5% del 2002 sia al 2,4% stimato dal Governo. E i primi segnali per il 2004 non sono incoraggianti: gli aumenti tariffari dell'ultima ora fanno temere l'apertura di una nuova stagione dei rincari. Mentre consumatori e sindacati denunciano la perdita di potere d'acquisto delle famiglie, Confindustria afferma: «Nessun pericolo inflazione. Dicembre conferma la tendenza alla riduzione». Un parere, questo, condiviso anche da Confcommercio, Confesercenti e dagli stessi tecnici dell'Istituto nazionale di statistica. L'andamento dei prezzi al consumo in dicembre, spiega l'Istat, «conferma una tendenza al rallentamento dell' inflazione» dovuta soprattutto al calo degli apparechhi telefonici e degli alimentari. La variazione degli alimentari su base annua è risultata pari al 3,8%, in calo rispetto al +4,1% di novembre. Al raffreddamento dell'inflazione hanno concorso anche altre voci: i trasporti, gli alberghi, l'istruzione e la sanità hanno tutti registrato una variazione congiunturale nulla. «Speriamo che non ci siano altri rincari delle tariffe autostradali ed rc auto come si intravede», afferma la Confesercenti. E i sindacati chiedono di rivedere la politica dei redditi. Per l'Usae l'Istat «fotografa una realtà che non c'è» e le associazioni dei consumatori sostengono che l'inflazione percepita è al 20%.

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