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LA FINE dell'anno è stata all'insegna di alcuni fenomeni assolutamente significativi: un recupero sostenuto ...

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Il quadro è completato da una ripresa dei tassi di interesse a lungo termine, come evidenziato dall'andamento più riflessivo dei titoli obbligazionari a più lunga scadenza. La buona performance del mercato borsistico sembra quindi essersi sviluppata indipendentemente da quello che solitamente gli altri due principali indicatori avrebbero dovuto suggerire, in base alle esperienze storiche dei cicli economici del passato. Se a questo aggiungiamo una serie di vicende controproducenti, che proprio nella fase finale dell'anno hanno coinvolto alcune società emittenti titoli quotati, la forza del mercato azionario può apparire ancora più marcata di quello che si evidenzia semplicemente valutando l'andamento del listino. In effetti più che sulle variabili dell'economia monetaria (tassi e cambi) o della cronaca finanziaria, la tendenza della Borsa sembra ormai soprattutto scontare una forza trainante dell'economia reale. E quindi lo sviluppo di un ciclo economico espansivo. Se i segnali di questo ciclo ancora non sono emersi con tanta evidenza anche nel nostro Paese, gli indicatori che provengono da due grandi aree trainanti per l'economia mondiale (quali il Nord America e l'Estremo Oriente) vengono evidentemente vissuti dagli investitori come potenti fenomeni, che non potranno mancare di dare la spinta anche ai settori più dinamici dell'economia europea. Se per molti mesi, da quando cioè la Borsa ha dato segni di risveglio lo scorso marzo, numerosi commentatori hanno rilevato che per dare solidità al mercato mancavano ancora segnali cospicui dall'economia reale, ecco ora che questi segnali sembrano manifestarsi con evidenza sia pure partendo dalle aree più lontane del Vecchio Continente. Walter Ottolenghi

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