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ROMA - Cala ancora, e vistosamente, l'export italiano nel mondo.

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Colpa dell'euro pesante, e della concorrenza di economie che producono a costi più bassi, primo fra tutti la Cina. In diminuzione anche le importazioni (-7,1 per cento). Dicevamo, appunto, del fattore monetario. Il dollaro debole favorisce l'economia americana sulle piazze internazionali, ma rende molto difficile esportare sul mercato statunitense, soprattutto per i paesi dell'area dell'euro che proprio in questi giorni ha toccato i suoi massimi storici superando addirittura quota 1,24 dollari. L'export italiano è così diminuito drammaticamente verso gli Usa: -22,9 per cento lo scorso novembre rispetto allo stesso periodo del 2002. Il trend negativo per le esportazioni si assesta dall'inizio dell'anno a 3,1 per cento rispetto al 2002. L'unica voce in aumento riguarda i paesi Efta (Norvegia, Svizzera, Islanda e Liechtenstein), dove si è registrato un aumento tendenziale del 23,7 per cento. Euro sempre più zavorra per le economie europee, in particolare per quella italiana. Ne è convinto il Viceministro delle attività produttive con delega al commercio Adolfo Urso. Il supereuro, secondo Urso, "ha raggiunto livelli francamente inaccettabili ed è la palla al piede più pesante per il sistema produttivo e per l'export italiano". Urso punta il dito contro la Banca centrale europea, che non abbassando il valore della moneta unica non favorisce la ripresa: i dati sull'export, ha spiegato ieri il viceministro, "dovrebbero far riflettere la Bce, perché la politica monetaria passi da una fase di stabilità a una fase di crescita". Ma come com'è noto, la Banca centrale europea, non ha per il momento, intenzione di intervenire sul valore della moneta comunitaria. Gli effetti sul made in Italy, come si vede, sono però disastrosi con conseguenze facilmente immaginabile

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