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Confindustria, la riscossa dei poteri forti

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Fiat, Della Valle, Merloni e Abete cercano un candidato. Riflettori puntati su Montezemolo

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«Basta la ricreazione è finita» È questo il tam tam che circola tra la grande impresa, tra quei poteri forti che si sono sentiti tagliati fuori dalla gestione D'Amato e che ora vorrebbero tornare a decidere la politica di Confindustria. In definitiva la grande industria che quattro anni fa si è vista bocciare il candidato della Fiat Callieri ha sempre sentito la presidenza di D'Amato come una parentesi, un'incidente di percorso nell'ambito della storia confindustriale da sempre dominata dalle decisioni del Lingotto e dei big. E anche se ora la Fiat ha un'immagine un po' appannata, vuoi per la crisi in cui si dibatte, vuoi per la scomparsa di Gianni Agnelli gran coagulatore di consensi, non ha intenzione di rinunciare a quella cabina di regia e di potere che è Viale dell'Astronomia. Ma la Fiat non si muove da sola. Gli fanno da sponda Marco Tronchetti Provera, Vittorio Merloni, Luigi Abete, Della Valle. Insomma il vecchio establishement confindustriale che ha criticato prima sommessamente poi in modo palese e senza mezzi termini la strategia damatiana. A D'Amato rimproverano di aver tolto potere contrattuale alla Confindustria prima con una linea troppo appiattita sul governo poi con la crociata sterile sull'articolo 18 e infine con richieste poco convincenti sulle pensioni. «Ora basta giocare, la politica confindustriale deve tornare in mano a chi la sa fare» è il ritornello che rimbalza tra i big dell'industria. Un malessere che serpeggia anche tra le banche mai come adesso alleate dei poteri forti e mai come adesso attente al futuro di Confindustria. Lo sgambetto del ministro Tremonti alle Fondazioni bancarie non è stato ancora ammortizzato e qualcuno si aspettava da Viale dell'Astronomia un segnale che non è venuto. L'intreccio poi tra banche e imprese si va intensificando. Della Valle siede nella Bnl di Abete. Decisi quindi a tornare in Confindustria i poteri forti però hanno di fronte due problemi: il candidato e il consenso della base. Per il candidato il nome più accreditato sembrerebbe quello di Luca Cordero di Montezemolo anche se nessuno della grande industria a cominciare da Torino si è sbilanciato nell'indicarlo. È nota però l'amicizia oltre agli interessi comuni che legano il presidente della Ferrari a Della Valle e di rimbalzo ad Abete. Montezemolo inoltre potrebbe contare sui voti della potente associazione territoriale che è l'Emilia Romagna. Finora Montezemolo ha fatto il ritroso ma sono in molti a dire che è una strategia per farsi tirare per la giacca e essere così sicuro di non fare un salto nel vuoto. Consolidato il consenso attorno al numero uno della Ferrari sia Torino che Tronchetti Provera scenderebbero al suo fianco a fare quadrato. Ma Montezemolo non è l'unico su cui si sono accesi i riflettori. I poteri forti guardano con interesse anche ad Andrea Pininfarina e Giancarlo Cerutti. Ma quale appeal hanno questi candidati? Riusciranno a sfondare nella piccola e media impresa? Questa è la grande incognita. La media industria esprime circa 22 voti, un bel pacchetto che è l'ago della bilancia. E tra i piccoli D'Amato ha ancora un certo ascendente come lo ha tra gli imprenditori orientati con il centro destra. Ed è con questa motivazione che starebbe cercando di convincere Guidalberto Guidi, attuale consigliere alle relazioni industriali, a farsi avanti. Ma Guidi prende tempo, vuole capire prima di fare un passo falso. La partita si è appena aperta, dicono tutti, anche se sanno che questa volta di sicuro si deciderà prima della fine del mandato.

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