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Fmi: ripresa dell'economia guidata dagli Usa

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Una funzione di traino del Giappone e dei Paesi asiatici. Per l'Europa necessarie le riforme

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Delude ancora una volta l'Europa, in particolare i big dell'eurozona: Germania, Francia e Italia, dove ormai la pressione demografica e le rigidità del mercato del lavoro impongono cambiamenti ineludibili. La stagnazione della domanda interna e l'apprezzamento della moneta unica sul dollaro hanno fatto il resto. Anche nell'America Latina si avvertono segnali incoraggianti, nonostante i rischi legati ai voluminosi debiti pubblici e alla fragilità delle economie. Le politiche di ristrutturazione del debito potrebbero sostenere un aumento del pil di poco inferiore ai quattro punti anche nell'Africa sub-sahariana, ma epidemie e avversità meteorologiche mettono sempre in forse un obiettivo di sviluppo più definito in questa fascia di paesi poveri. È questo in sintesi il quadro tracciato dal Fondo monetario internazionale nel World Economic Outlook diffuso in occasione delle riunioni annuali delle principali organizzazioni internazionali aperte a Dubai. L'economia mondiale «si sta tirando fuori dal grande buco» nel quale era finita, ha spiegato il capoeconomista del Fmi Kenneth Rogoff. «Non è certo il momento del compiacimento», ma «per la prima volta dopo molto tempo «c'è il ragionevole ottimismo di vedere un ritorno alla crescita». L'economia del pianeta è prevista in crescita del 3,2% quest'anno e del 4,1% l'anno prossimo, confermando (ed è uno dei pochi casi) le previsioni elaborate ad aprile, in concomitanza con la fine della guerra in Iraq e nel pieno del pericolo Sars, che ha compromesso i risultati delle economie asiatiche anche se appare al momento sotto controllo. Complessivamente, avverte l'istituto di Washington, la pressione inflazionistica resta bassa, anzi in alcuni paesi europei, Germania in testa, il pericolo è semmai l'opposto. E dalla Germania il presidente della Bundesbank, Ernst Welteke, frena gli entusiasmi e afferma che sarebbe «prematuro» parlare di ripresa economica. Ma se la ripresa ci sarà, certo a trainarla saranno gli Usa, dove non a caso le richieste per i sussidi di disoccupazione sono diminuite di 29mila unità nella settimana conclusasi il 13 settembre, attestandosi a quota 399mila. In questo contesto il Fondo monetario suggerisce di mantenere una politica monetaria espansiva e apprezza quindi gli ultimi tagli decisi dalle banche centrali di Usa e Europa, in particolare l'ultima sforbiciata decisa dalla Bce. Per l'Europa è ormai noto come la ricetta del Fmi includa le riforme strutturali e soprattutto quella previdenziale. Per Eurolandia Rogoff ha due consigli: se la Bce riduce subito i tassi di nuovo non fa certo male e prima o poi l'applicazione del patto di stabilità dovrà essere modificata. Il senso è che si dovrà interpretare con più flessibilità il limite del 3% del pil per il deficit e cercare più la ripresa con le riforme.

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