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Allarme della Bce: «La Cina corre troppo»

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Per Prodi il patto di stabilità va applicato in modo intelligente: «pronti allo sforzo quando parte la ripresa»

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È questa l'analisi complessiva sullo stato dell'economia mondiale fatta dai governatori delle banche centrali dei 10 paesi più industrializzati, il cosiddetto G-10, al termine della consueta riunione che si tiene a Basilea ogni due mesi. È stato il governatore della banca centrale francese, Jean Claude Trichet, che fra meno di due mesi subentrerà all'olandese Wim Duisenberg alla guida della Bce, a rendere note le conclusioni della riunione. Secondo il G-10, l'economia mondiale sta dando segnali di miglioramento, che saranno più evidenti nel 2004. Ma resta un'incognita sulla ripresa: la sua sostenibilità. La fiducia dei consumatori e delle imprese è in netto e continuo progresso. Questo depone a favore della possibilità che consumi e investimenti siano rilanciati. Ma il meccanismo virtuoso potrebbe subire uno stop: il pericolo, denunciato da Trichet, è che «i fattori positivi che sono stati osservati non si mantengano stabili e duraturi mettendo così in discussione la sostenibilità del processo di crescita». Troppe le incognite geo-politiche e troppo generose le condizioni di politica monetaria per essere mantenute all'infinito. Parlando della Cina, Trichet ha ribadito che «è uno dei motori dell'economia mondiale», che trae «molti vantaggi» dalla sottovalutazione dello yuan, che ne favorisce le esportazioni. Chi stupisce in meglio sono Giappone e Stati Uniti, mentre l'Europa lo fa in peggio. Ma, a meno di eventi imprevisti, lo scenario è destinato a migliorare: «La crescita 2003 è deludente, ma il profilo è destinato a migliorare nel corso dell'anno. Il terzo trimestre sarà molto meglio del secondo. Poi le potenzialità di crescita dovrebbero materializzarsi nel 2004». E l'inflazione si manterrà sotto il 2% anche nel 2004. Insomma, resta il problema per i quindici paesi dell'Unione e per i dodici della zona dell'euro di stimolare la ripresa economica: e si ripropone la solita differenza tra banchieri centrali e governanti. I primi premono per le riforme strutturali, i secondi per un ammorbidimento dei parametri di Maastricht. La sintesi tra le due posizioni si legge nelle parole pronunciate ieri dal presidente della Commissione Ue, Romano Prodi: «Dobbiamo attuare il Patto di stabilità in modo intelligente, questo significa bilanciare le considerazioni di breve e lungo termine per essere pronti a sostenere la ripresa economica mantenendo nello stesso tempo un clima di stabilità». Parlando inoltre della ripresa e della questione dell'occupazione, Prodi ha raccomandato alcune ricette chiavi. Anzitutto, completare le riforme, soprattutto quelle del mercato e del lavoro; sviluppare le grandi reti transeuropee; incrementare gli investimenti in ricerca e sviluppo per ridurre il gap con gli Stati Uniti; e infine un'attiva politica di coesione dell'Unione. «Tutto questo - ha concluso il presidente della Commissione - contribuirà a rilanciare l'occupazione».

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