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La Fed non taglia i tassi ci sono segnali di ripresa

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Questa in sintesi la valutazione sullo stato dell'economia Usa espressa dalla Fed che ieri ha lasciato invariato il costo del denaro all'1%, il livello più basso dal 1958. Il livello dei tassi di interesse ai minimi da 45 anni risulterebbe infatti appropriato per imprimere un'accelerazione della crescita economica e al tempo stesso contrastare un ulteriore rallentamento dell'inflazione. I membri del Federal Open Market Committee (l'organo tecnico della Fed che decide sui tassi) continuano infatti a ritenere che una «accomodante politica monetaria, agganciata a una crescita della produttività sta fornendo un importante e crescente supporto all' attività economica». Per i banchieri centrali, inoltre, i dati che si sono susseguiti tra un meeting e l'altro del Fomc mostrano che «i consumi sono stabili, sebbene gli indicatori del mercato del lavoro risultino contrastati». Principale fonte di preoccupazione, infine, resta il costante rallentamento dell'inflazione. Una circostanza, quest'ultima, che allontana l'ipotesi di nuovi interventi sul costo del denaro nel prossimo futuro. La politica monetaria, aggiungono i banchieri, potrebbe inoltre rimanere espansiva per un considerevole lasso di tempo. A giudizio della Fed (che non utilizza però la parola deflazione) questo genere di rischi sui prezzi «potrebbe essere il motivo di preoccupazione predominante per il prevedibile futuro».

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