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PARIGI — Quello che in Italia si sta discutendo in questi giorni, in Francia è già stato realizzato.

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A partire del 2008 dovranno infatti lavorare 40 anni, come fanno da tempo i dipendenti del settore privato, se vorranno ritirarsi dall'attività con il massimo della pensione. Il periodo minimo salirà per tutti a 41 anni nel 2012 e poi a 42 nel 2020. La parificazione pubblico-privato è una delle principali disposizioni della riforma pensionistica adottata una settimana fa dal Governo di centro destra dopo nove mesi di guerriglia parlamentare e di massicce manifestazioni di piazza. Per evitare un conflitto sociale come quello che aveva bloccato nel 1995 il tentativo di riforma pensionistica del primo ministro Alain Juppè, il governo guidato da Jean-Pierre Raffarin ha però deciso di non includere nella riforma i dipendenti delle aziende pubbliche, come le SNCF (ferrovie), France Telcom, GdF e EdF che godono di regimi speciali. Parigi intende affrontare ulteriormente, azienda per azienda, il problema delle pensioni di questi statali che rappresentano circa un quinto dei 5 milioni di dipendenti pubblici d'oltralpe. La riforma adottata dalla Francia per salvare dalla catastrofe i conti della previdenza sociale non rimette in questione il regime di ripartizione nè l'età legale della pensione che rimane a 60 anni. La nuova legislazione prevede però un sistema di incentivi per incoraggiare la gente a lavorare anche oltre i 60 anni.

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