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Fondazioni, proroga degli sgravi fiscali fino a dicembre 2004

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Novità importanti anche per le piccole per le quali salta l'obbligo di dismissione del controllo delle banche. Le agevolazioni previste per le grandi Fondazioni, quelle cioé con un patrimonio superiore ai 200 milioni, rimarranno in vigore fino al 31 dicembre del 2004, mentre per le piccole il termine (che era fissato al 2006) viene abolito. Grazie a tale proroga le grandi Fondazioni bancarie potranno contare per un altro anno e mezzo dei benefici fiscali riconosciutegli (e approvati anche da Bruxelles che non ha ravvisato la fattispecie di aiuto di Stato) per quanto riguarda la cessione di quote di controllo o di partecipazione nelle banche. Una serie di benefici fiscali che prevedono l'abbattimento del 50% dell'Irpeg normale oltre ad un'altra serie di facilitazioni sulla tassazione delle plusvalenze derivanti da tali operazioni, comprese quelle relative al trasferimento di beni non strumentali. Tra le novità del provvedimento c'é anche, per questo tipo di istituzioni, la proroga delle norme previste in materia di dismissione del patrimonio immobiliare non strumentale. La legge - senza il decreto odierno - avrebbe infatti comportato la perdita di status di "ente non commerciale" nel caso le fondazioni non avessero ceduto gli immobili non strumentali entro il 15 giugno scorso. Termine, che insieme alle agevolazioni fiscali, è stato prorogato al 31 dicembre dell'anno prossimo. Le agevolazioni fiscali per le fondazioni bancarie erano state introdotte dalla cosiddetta Legge Ciampi del '98 e da un successivo decreto che, attribuendo alle Fondazioni la qualifica giuridica di ''ente non commerciale", consente una riduzione del 50% dell'aliquota normale dell'Irpeg oltre ad una altra serie di facilitazioni. Tra queste la tassazione delle plusvalenze derivanti dalla vendita delle partecipazioni detenute nelle banche ed il trasferimento alle Fondazioni di beni strumentali. Le piccole Fondazioni, per le quali decade l'obbligo di dismissione sono diciotto e controllano piccole banche locali che, se la legge Ciampi dovesse essere applicata integralmente, sarebbero difficilmente collocabili sul mercato.

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