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di GIANPAOLO GUALACCINI* QUALCOSA sembra muoversi nella lunga battaglia sul futuro delle Fondazioni bancarie.

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È inoltre di pochi giorni fa la notizia dell'avvio di un tavolo tecnico tra Ministero e Fondazioni. Si tratta di un ulteriore passo nella direzione auspicata dall'Acri, dalla Compagnia delle Opere e da un vastissimo fronte politicamente trasversale. Il travagliato iter di questo provvedimento legislativo è cosa risaputa. Con un emendamento alla Finanziaria 2002 il dicastero dell'Economia aveva introdotto delle modifiche sostanziali alla disciplina vigente delle Fondazioni bancarie. In particolare l'emendamento indicava tassativamente i settori di intervento in cui le Fondazioni potevano operare obbligandole a destinare il 10% delle proprie risorse a investimenti in opere pubbliche e precisava i requisiti per l'elezione dei componenti degli organi di indirizzo introducendo «pesanti incompatibilità» (non potevano far parte delle Fondazioni persone che avevano responsabilità in finanziarie e chi era membro di enti "finanziabili"). Inoltre prevedeva la presenza di rappresentanti degli enti locali in maggioranza (66%) nei consigli delle Fondazioni. In buona sostanza secondo il dicastero dell'Economia bisognava riportare il governo delle Fondazioni nella mani degli enti locali e quindi dei partiti. Sul successivo "regolamento Tremonti", si era espresso il Consiglio di Stato sollevando perplessità su alcuni articoli, in parte recepite in un successivo decreto ministeriale del Ministro Tremonti. Lo scorso 6 dicembre, infine, il TAR del Lazio ha deciso la sospensione del Regolamento "Tremonti" sulle Fondazioni. La speranza è che si arrivi in tempi brevi ad un accordo, possibilmente prima della sentenza della Corte Costituzionale prevista per giugno-luglio prossimi. Quello che c'è in gioco nella battaglia per la difesa dell'autonomia delle Fondazioni bancarie è la salvaguardia di una delle più importanti opere generate dal movimento cattolico e operaio, a servizio della società civile. Adesso occorre non un qualunque accordo ma un compromesso virtuoso che riconosca che le Fondazioni sono, così come specifica l'articolo 2 del D. Lgs. 153/99, persone giuridiche private senza fine di lucro dotate di piena autonomia statuaria e gestionale. Non vogliamo minare il primato della politica, ma siamo contrari ad una politica totalizzante che vuole a tutti i costi gestire e controllare centralmente i patrimoni delle Fondazioni. *Vice Presidente Nazionale della Compagnia delle Opere e Consigliere del CNEL

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