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La crescita nel 2003 non supererà l'1%. Fazio: tenere la barra dritta

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La Bce ha lasciato invariati i tassi. «Nessuna deroga al risanamento dei conti pubblici» Ripresa rinviata ma non recessione

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Anche se la guerra dovesse concludersi in breve tempo per la ripresa bisognerò attendere il prossimo anno. Per il 2003 il tasso di crescita «sarà molto modesto e non supererà l'1%». Ma questo non deve essere una scusa per allentare la morsa del risanamento o per rinviare le riforme strutturali. Il presidente della Bce, la Banca Centrale Europea, Wim Duisenberg, ha tracciato un quadro della situazione economica europea che stronca qualsiasi facile ottimismo. L'occasione per fare il punto della situazione è stato il consiglio direttivo dell'istituto che ieri si è svolto a Roma nella sede della Banca d'Italia. Eppure nonostante il rallentamento dell'economia (Duisenberg ha escluso il termine recessione) la Bce ha deciso di lasciare invariati i tassi d'interesse fermo restando però che manterrà alta la guardia seguendo l'evolversi della congiuntura. Il che vuol dire che qualora l'andamento economico dovesse peggiorare ci sarà un'altra sforbiciata del costo del denaro per drenare liquidità. All'origine di questa scelta c'è innanzitutto una questione di immagine: dare l'idea di stabilità, mantenere la calma che è l'unico carburante per riaccendere il motore della fiducia. La consegna è, ha detto il Governatore di Bankitalia Fazio, «tenere la barra e il timone diritti, creare certezze sul versante della politica fiscale e monetaria». Duisenberg non si è sbilanciato in previsioni sugli effetti della guerra. Gli scenari sono molteplici e «il livello di incertezza dovuto al conflitto è elevato». Quello che si può fare in questo momento è «mantenere la calma e dare un'idea di continuità». Ma anche i governi devono fare la loro parte. L'antidoto al rallentamento dell'economia e agli effetti della guerra non possono che essere le riforme. «È quanto mai essenziale - ha infatti affermato - che i governi contribuiscano a rafforzare la fiducia degli investitori e dei consumatori mediante azioni incisive tese all' attuazione di riforme strutturali nei mercati del lavoro e dei beni e servizi, nonchè sul versante della finanza pubblica». Su questo fronte, peraltro, i risultati finora conseguiti non bastano: «malgrado alcuni progressi compiuti da singoli Paesi - ha spiegato il presidente della Bce - il ritmo a cui sinora sono effettivamente procedute le riforme è stato lento e chiaramente insufficiente ad assicurare il conseguimento degli obiettivi di Lisbona». Serve quindi un' iniezione di fiducia, e su questo punto in particolare si è detto sempre oggi completamente d' accordo anche il Governatore Fazio. Duisenberg ha difeso senza mezzi termini i criteri di Maastricht. «Il Patto di stabilità e crescita - ha detto - fornisce un quadro di riferimento robusto e flessibile». Il presidente della Bce ha anche messo in guardia i governi dal ricorso ad una sorta di «attivismo fiscale». Duisenberg ha infine affrontato il problema del suo mandato che scade il 6 luglio prossimo e si è detto disponibile ad una proroga, tale da consentire appunto una veloce transizione. Quanto all'ipotesi di trasfromare le monete dell'euro in banconote è tutta da studiare e comunque richiederà tempi molto lunghi.

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