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La nemesi geografica

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Le prossime elezioni non saranno un pranzo di gala per gli «europeisti»

Pietrangelo Buttafuoco
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Quali sono le ragioni per cui molti cittadini non vogliono una «Europa unita»? Questo, ieri, era il rovello del Corriere della Sera nel suo fondo di apertura a firma di Alberto Giavazzi. Un tarlo rivelatore – tutto questo interrogarsi su come sia possibile dire no all'Europa – dello spavento che dilaga tra gli «europeisti» ormai certi di un solo incubo. Le prossime elezioni europee non saranno infatti un pranzo di gala per gli «europeisti» – perderanno alle urne, vinceranno i Salvini e i Grillo – e quel “Piano B” che si temeva arrivasse dalla provocazione di un Paolo Savona le élite dovranno approntarselo. Tanti non vogliono l'Europa perché la suddetta – politicamente – nell'impasto dei popoli provoca rigetto. Efficiente nello stabilire la grandezza delle vongole, la suddetta Europa difetta – ebbene sì – in tema di civiltà. Non si fa certo con l'occidentalismo, l'Europa. Meno che mai coi proclami liberisti e l'individualismo del codice a barre. E proprio non può farsi, l'Europa, senza la geografia. Molti non riconoscono l'Europa per com'è, per via di un fatto: senza Inghilterra e senza Russia, senza il salvadanaio della Svizzera, che razza di Europa dovrebbero tenersi, quella del Lussemburgo?

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