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Da "Mery per sempre" alla regia, la nuova vita di Francesco Benigno

"Il Colore del Dolore" opera prima dell'attore siciliano dietro la cinepresa

Gabriella Sassone
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Lui dall'inferno quotidiano che ha vissuto da bambino tra collegi e colonie e da adolescente scappato da casa e preda delle cattive amicizie è riuscito ad uscire grazie al cinema. E ora vuole dare la stessa possibilità di riscatto e di rinascita ai giovani palermitani come lui che vivono le sue stesse condizioni di povertà e disagio familiare. L'attore Francesco Benigno, classe 1967, che fu scelto a soli 21 anni dal regista Marco Risi per il ruolo del rissoso bulletto Natale nell'indimenticabile film “Mery per sempre” con Michele Placido e Alessandra Di Sanzo, ha deciso di passare dietro la macchina da presa. Quel film gli ha salvato e cambiato una vita che sembrava aver poco e nulla da offrire; da allora ha girato più di 50 tra film e fiction, anche se “Potevo anche fare di più” dice. Come molti altri attori, da Raoul Bova a Kim Rossi Stuart, ultimo Marco Bocci con il suo “A Tor Bella Monaca non piove mai”, anche Francesco a 52 anni è riuscito a girare il suo primo lungometraggio. Si intitola “Il Colore del Dolore – Palermo 30 anni prima”, film autobiografico che racconta la sua vita di dodicesimo di tredici figli in una famiglia povera, con un padre analfabeta che lavora come fruttivendolo ma è un giocatore d'azzardo, violento con lui e i fratelli tanto da arrivare a legarli alla sedia con le catene ai piedi quando usciva. E poi, la perdita dell'adorata madre a soli 9 anni, la fuga da casa a 11, la vita da bulletto on the road senza fissa dimora, una faccia da schiaffi e un carattere ribelle e fumantino che certo non hanno aiutato, le cattive amicizie, i primi guai, i furti per sopravvivere, il carcere minorile, fino al riscatto, arrivato proprio quando Risi lo scelse dalla strada per il suo film. “Il colore del dolore”, una storia forte, drammatica, da pugno nello stomaco, è stato girato da Benigno in 5 settimane tra Palermo, Agrigento e Messina. Lui interpreta suo padre Giuseppe, sua sorella Cettina fa la madre Emanuela, la sua compagna e promessa sposa Valentina Magazzù l'assistente sociale che lo seguì dai 12 ai 17 anni. A dare volto a lui da piccolo e da adolescente due baby attori: Andrea Lo Vecchio e Andrea Alfano, anche loro scelti dalla strada. Nel cast anche Giovanni Schillaci che interpreta l'amico del cuore di Filippo. “Questo film è stato voluto dal Signore: ci ho messo 10 anni per riuscire a realizzarlo da solo, con le mie forze, e grazie ad una grande squadra di maestranze, selezionate qui tra i siciliani: Santa Rosalia, la patrona di Palermo mi ha aiutato; sono andato in pellegrinaggio sulla montagna fino al suo santuario per chiedere il miracolo e lei me l'ha fatto”, ci confida un insolito Benigno ultimamente aggrappato alla fede e molto credente. “Questo mio film vuole anche essere un tributo a Marco Risi, che a 21 anni mi ha dato modo di credere in qualcosa, di riscattarmi, di potermi costruire un futuro. Sono solo dispiaciuto che nonostante lo abbia supplicato, Marco non ha accettato di interpretare il cameo che gli avevo offerto”. In compenso, Francesco ha avuto una mano dagli amici siciliani Ficarra e Picone, che hanno contribuito con 30mila euro a produrre la pellicola, così come l'imprenditore di Palermo Pierfrancesco Maria Gotovicki e la sua associazione culturale “Mary per sempre” che aspetta il contributo della Film Commission di Palermo. Per la realizzazione del film Benigno ha investito tutti i suoi risparmi. “In realtà avevo iniziato a girarlo 4 anni fa avendo avuto i contributi del Ministero e della Film Commission di Palermo, ma ci sono stati diversi intoppi e ho dovuto rimettere le delibere. Mi ero molto abbattuto ma non ho mollato”, spiega ancora Francesco. Questa non è la sua prima esperienza da regista: nel 2008 il suo primo cortometraggio “Benigno” vinse il Grifone d'Argento al Giffoni Film Festival. E lo scorso anno Francesco ha realizzato il mediometraggio “Scintilla” contro il cyber bullismo, scritto dal figlio 20enne Manuel. “Il colore del dolore” potrebbe essere presentato al Festival di Cannes e uscire nelle sale nella primavera del 2020. “Girare questo film e rivivere i momenti più drammatici della mia vita è stata anche una grande sofferenza ma ho voluto raccontare come sono riuscito a trovare il colore nel dolore e nelle peggiori difficoltà. Racconto la violenza nella mia famiglia, la disperazione della strada in cui versano tanti giovani non solo nel Sud d'Italia ma lancio anche un grande messaggio di speranza, per far capire ai ragazzi che soffrono e vivono nel disagio di non abbattersi mai. La speranza deve essere l'ultima a morire. Il finale del film è molto forte e drammatico ma ricco di speranza e riscatto”. Francesco, che ha lavorato nei serial tv “La Piovra” e “Ultimo” con Raoul Bova, ha alternato le commedie e i polizieschi ai cine-panettoni firmati da Enrico Oldoini, nel suo curriculum ha anche un Sanremo (ha duettato come guest star con Marco Masini nel 2009 con il brano “L'Italia”) e un reality: partecipò alla seconda edizione de “La Fattoria” su Canale 5, condotta da Barbara D'Urso. “Me ne sono pentito: l'ho fatto solo per i soldi”, dice oggi col senno di poi. “Sull'Isola dei Famosi a patire la fame no, non ci andrei, ma al Grande Fratello Vip sì, se ci fossero le giuste condizioni”. Benigno ha 2 figli avuti da due diverse compagne (Giuseppe di 30 anni e Manuel di 20) ed è anche nonno di due nipotini, Elodie (3 anni) e Francesco jr. (1). Ha vissuto a Roma negli anni del successo e della grande popolarità ma da 7 anni è tornato nella sua Palermo. “Il mio carattere irruento e burbero mi ha sicuramente ostacolato nel mestiere: non sono un tipo che scende a compromessi, non ho mai allisciato nessuno, non frequento party o aperitivi, vado avanti e campo lo stesso, i disagi li ho sempre saputi gestire visto che sono nato povero”, si sfoga. “Sono una persona umile e di gavetta ne ho fatta molta, qualche mio piccolo errore caratteriale non mi è stato mai perdonato nonostante le mie scuse pubbliche in programmi importanti come “Il senso della vita” di Paolo Bonolis, sono stato deriso e estromesso dalle grandi produzioni, ma ho avuto la furbizia di “rubare” con gli occhi il mestiere ai registi con cui ho lavorato finché ho capito che ero portato anche io per la regia, visto che avevo qualcosa da raccontare a cui tenevo. Con questa pellicola ho coronato il sogno della mia vita ma voglio dire che questa sarà la mia ultima apparizione sia come regista che come attore. Questo è il mio addio dedicato a tutti quelli che mi hanno apprezzato e amato sullo schermo: lascerò il cinema. Ho altri progetti”. Quali? Francesco vuole “prendere un teatro tutto suo a Palermo per aiutare i disperati e gli emarginati che non hanno un futuro certo: voglio mettere la mia esperienza al loro servizio per aiutarli e magari per cambiar loro il futuro come Risi ha fatto con me”. Che dire? Chapeau, Francesco! Il Paradiso all'improvviso…

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