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Corona: «Non piango La galera mi fa paura»

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In fuga Non dalla pena ma dalle carceri italiane Individuato grazie al gps della 500 di un'amica

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Illisboeta «Correio da Manha», tra le più note testate portoghesi, racconta del «Paparazzo condannato per estorsione, spontaneamente consegnatosi alle autorità portoghesi, che insieme agli investigatori di Milano e all'Interpol, erano già da martedì sulle sue tracce». Alcuni siti francesi hanno diffuso la notizia della cattura di Corona, senza mancare di citare il calciatore francese David Trezeguet, vittima dell'estorsione per cui Corona dovrà scontare cinque anni in prigione. La Bbc ha, infine, lasciato spiegare al proprio inviato a Roma, Alan Johnston, come «the king of Italy's Paparazzi», Fabrizio Corona, fosse una figura di spicco della stampa scandalistica dell'impero mediatico dell'ex-primo ministro Silvio Berlusconi. Ma Corona aveva già diffuso un messaggio video su socialchannel.it annunciando che si sarebbe costituito alle autorità in Portogallo. «Sono arrivato adesso in Portogallo - dice nel video - dopo quattro giorni di viaggio, mi sto consegnando spontaneamente alle autorità portoghesi». Una Fiat 500 e niente documenti. Sono questi gli elementi emersi sulla fuga di Fabrizio Corona, che alle 10.30 circa di ieri, nella stazione ferroviaria Monte Abraham Queluz alla periferia di Lisbona, si è consegnato alle forze di polizia. Nella giornata di venerdì, Corona aveva raggiunto, con una Fiat 500 prestata da una sua amica di Milano, la provincia di Modena dove a casa di alcuni amici ha atteso l'ufficialità del provvedimento a suo carico. Venerdì sera è rientrato a Milano, per poi raggiungere sempre in serata la frontiera italo-francese di Ventimiglia, arrivando in Francia sabato mattina. Quindi il viaggio in Spagna fino a Lisbona. Si ritiene, spiega la Questura «che abbia raggiunto Lisbona, da solo, la domenica mattina». Gli uomini della squadra mobile, che erano a Lisbona da alcuni giorni, hanno poi individuato la sua auto grazie al gps dell'antifurto. Una fuga accurata percorrendo sempre strade provinciali e secondarie per non incorrere in controlli. Gli investigatori della Squadra Mobile di Milano, in collaborazione con l'ufficiale di collegamento Interpol e alle autorità di polizia portoghesi, per tutta la serata di ieri e nel corso della notte, hanno effettuato controlli ad auto e abitazioni di persone vicine al ricercato. «Ciò ha indotto il latitante a consegnarsi alle predette autorità», si legge nella nota della Questura milanese. «Al momento si sta procedendo alla verifica delle posizioni di eventuali complici nella fuga del latitante». Corona al momento della consegna agli agenti, non aveva alcun documento e «si è mostrato scosso e avvilito». «Non sono fuggito, me ne sono andato dall'Italia perchè turbato da una sentenza ingiusta e perché temo per la mia vita nelle carceri italiane». Si rivolge così Fabrizio Corona al suo legale Nadia Alecci. «Mi sono costituito spontaneamente me ne sono andato dall'Italia perchè turbato da una ingiustissima sentenza e ho preferito raggiungere Lisbona e venire a costituirmi qua», racconta Corona al suo avvocato. Corona ha ribadito di ritenere «ingiusta» la sentenza di condanna a 5 anni di carcere diventata esecutiva venerdì scorso dopo la sentenza della Cassazione. Il legale attende ora di ricevere comunicazioni sulle procedure di estradizione. Per l'avvocato Alecci, Corona non aveva intenzione di prolungare la latitanza, ma voleva solo evitare di scontare la pena in Italia. Il suo desiderio sarebbe quello di poter trascorrere il periodo di detenzione in Portogallo. «Ovviamente - ha spiegato - se verrà chiesta l'estradizione, le regole della procedura penale avranno effetto per Corona come per chiunque altro». Il legale ha spiegato che se si renderà necessaria la presenza di un avvocato italiano, raggiungerà Corona a Lisbona. Il fotografo è fuggito a Cascais, poco distante da Lisbona, paradiso dei surfisti ma anche luogo in cui andò in esilio Umberto II di Savoia dopo il referendum istituzionale del 2 giugno 1946. A Cascais vive una ricca famiglia di imprenditori portoghesi del cui figlio Corona è amico da tempo. Queste persone non verranno indagate, perchè hanno, indirettamente, aiutato gli inquirenti a trovare Corona. Ieri a Studio Aperto, su Itali1, Corona ha affermato: «Querelo ogni persona che si permette di dire che ho pianto. Sono tranquillo, sono sereno, non ho paura, non ho pianto e sono pronto a combattere la mia battaglia».

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