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Quell'indimenticabile discolo interpretato da Rita Pavone

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Il mito Nella commedia musicale diretta da Lina Wertmüller la protesta dei ragazzi: i grandi non li consideravano con rispetto

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L'appuntamentostavolta è doppio e va in onda ogni sabato, in prima serata (dal 15 dicembre al 5 gennaio) e in replica la domenica pomeriggio alle 14. Durante quelle feste natalizie di 38 anni fa, «Il giornalino di Gian Burrasca» venne per la prima volta trasmesso dalla Rai, in otto puntate, il sabato, in prima serata. All'inizio era destinato ad un pubblico giovanile e sarebbe dovuto andare in onda il pomeriggio, ma visto il cast stellare (Rita Pavone, Valeria Valeri, Ivo Garrani, Milena Vukotic, Arnoldo Foà, Sergio Tofano e Bice Valori) venne, invece, trasmesso in prima serata anche per guadagnare una audience più matura. Liberamente ispirato all'omonimo romanzo pubblicato inizialmente a puntate sul Giornalino della Domenica, lo sceneggiato aveva come protagonista un ragazzino scatenato in calzoni corti: ma Giannino Stoppani era in realtà interpretato da Rita Pavone, all'epoca diciannovenne e da poco tempo affermata cantante di musica leggera. A dirigerla Lina Wertmüller - responsabile anche dell'adattamento televisivo - mentre le scenografie e i costumi erano rispettivamente di Tommaso Passalacqua e Piero Tosi, che aveva proprio in quell'anno ricevuto la nomination all'Oscar per i costumi de «Il Gattopardo» di Visconti. Autore delle musiche, dirette da Luis Bacalov (che conquistò nel 1995 l'Oscar per le musiche de «Il Postino»), era Nino Rota (altro futuro Oscar nel 1975 per «Il Padrino Parte II»). Tra i motivi musicali lanciati dalla trasmissione particolare successo ha avuto la canzone «Viva la pappa col pomodoro» (piatto povero toscano e simbolo della fame dei ragazzi che contestavano il vitto cattivo): era un motivetto scritto da Rota e adattato mirabilmente alla ragazza dai capelli rossi che allora cantava «La partita di pallone». Rita Pavone si era talmente calata nella parte del monello impertinente che la maggior parte dei telespettatori non credeva fosse una ragazza. La cantante si era impegnata ad interpretare il suo ruolo, studiando per mesi le movenze dei suoi tre fratelli per riprodurle poi fedelmente in scena. Una volta terminate le otto puntate dello sceneggiato le è stato, però, difficile recuperare la propria femminilità: «Ormai mi atteggiavo da maschiaccio», ha più volte raccontato ricordando la sua superba interpretazione. Quel ruolo televisivo, come il diario di Gian Burrasca, sfidò i luoghi comuni, alimentando scherzi innocenti (e a volte drammatici), oltre alle fughe, ai rapporti difficili tra genitori e figli in una famiglia della borghesia toscana ai primi del Novecento. Quella voglia di libertà e di ribellione verso il mondo degli adulti Gian Burrasca-Pavone la sintetizzava con uno slogan indimenticabile: «La sinfonia è sempre questa. I ragazzi devono portar rispetto a tutti, ma nessuno è obbligato a portar rispetto ai ragazzi...».

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