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di Lorenzo Tozzi Dal cilindro magico di Micha van Hoecke, direttore del ballo al Teatro Costanzi, come strenna natalizia ci si sarebbe legittimamente potuto aspettare il solito Schiaccianoci.

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Comeè noto le vicende dell'idealista hidalgo spagnolo cantato dal romancero Cervantes (gli spasimi amorosi per Dulcinea, la lotta contro i mulini a vento) non sono altro che dei pretesti per il ritratto di una Spagna oleografica con zingare sinuose e toreri rivistaioli, ma soprattutto con la storia di due innamorati: la bella e vispa Kitri, figlia di un bislacco oste, e il simpatico barbiere Basil. Curiosa la fortuna di questo balletto, a lungo dimenticato e poi riportato in auge da Nureyev a Vienna (1966) e poi con l'Australian Ballet ad Adelaide (1970) e da allora diventato un classico a tutte le latitudini. In Italia il merito spetta a Zarko Prebil, la cui versione coreografica (1974) ha tenuto banco per anni anche al Costanzi (dal 1979). In effetti sullo sfondo dei colori caldi e assolati di una Spagna mediterranea e picaresca il balletto offre spazio all'intero corpo di ballo, dalle parti mimiche di Don Chisciotte e del fido e panciuto Sancho (ma anche del ridicolo pretendente Gamache), a quelle d'eccellenza della coppia di innamorati, alle giovani gambe delle Driadi per il sogno lirico dell'eroe. L'intero balletto ottocentesco tra danza e pantomima, danza nobile e di mezzo carattere, si rispecchia in questa partitura coreografica. Al Bolscioi di Mosca nel 1900 il balletto entrò nel repertorio con la revisione di un personaggio chiave come Alexander Gorsky, rivitalizzato nel 1940 da Rostislav Zakharov in un allestimento che ha fatto storia. Ma la fortuna del personaggio cervantino nel balletto è ben più larga e spazia dai nomi di Aurel MIlloss (con le musiche di Petrassi) a Balanchine, da Lifar a Tatiana Gsovsky e Ninette de Valois per non dire di antenati tra classicismo e primo romanticismo con Hilverding, Noverre, Didelot, Paolo e Salvatore Taglioni. Don Chisciotte torna così da oggi in scena all'Opera (ore 20) nella versione di Mikhail Messerer, nipote del più celebre Asaf ed allievo del già ricordato Gorsky, scomparso venti anni fa e pilastro del balletto sovietico degli anni d'oro. In scena due giovani ma già quotati danzatori cubani (quella di Alicia Alonso è la più giovane scuola di balletto del mondo, seppur di derivazione russa) come Venus Villa e Rolando Sarabia che passeranno poi il testimone alla coppia Iana Salenko e Dinu Tamazlacaru dello Staatsballet di Berlino. Un gioioso divertimento per gli occhi e per le orecchie, dimenticando la profondità originaria del ritratto del cavaliere errante spagnolo. I ruoli di Kitri e Basil sono diventati nel tempo cavalli di battaglia di ballerini di tutto il mondo da Vladimir Vassiliev e la Maximova, Nureyev con varie partner tra cui la Fracci, Eva Evdokimova o Noella Pontois, Elisabetta Terabust, Patrick Dupond, Baryshnikov e Natalia Makarova. Insomma tutto il mondo della danza si è divertito ed ha divertito pubblici di tutto il mondo sui colori a forte tinte e sui ritmi accattivanti del balletto. Basta lasciarsi andare al fascino del racconto, alla tecnica squillante dei suoi interpreti senza pretendere coerenza drammaturgica o profondità psicologica. Il Don Chisciotte è e vuole essere solo una gioia per gli occhi.

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