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Il gioiello che non riuscì a combattere

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Unun gigante da 44mila tonnellate, lunga 240 metri e larga 32, in grado di viaggiare ad una velocità di 30 nodi, con 1.920 uomini di equipaggio. Completata nel 1942, era considerata la migliore unità in servizio alla Regia Marina. Ma questo gioiello non fece in tempo a partecipare ad alcuna missione di guerra. L'8 settembre 1943 viene firmato l'armistizio tra italiani ed Alleati. C'è un clima di incertezza e caos tra i militari. La nave si trova a La Spezia. L'ammiraglio Carlo Bergamini, comandante della squadra navale di La Spezia, viene incaricato in un primo momento dal ministero della Marina di condurre la flotta di guerra contro gli anglo-americani che si stanno apprestando a sbarcare a Salerno. Successivamente, però, gli viene comunicato di farla affondare per evitare che venga catturata dai tedeschi. Alla fine, l'ammiraglio riceve l'ordine di consegnare a Malta tutte le navi agli ex nemici, gli anglo-americani, divenuti alleati dopo l'armistizio. Ma alle tre del pomeriggio del 9 settembre, mentre si trova nelle acque del golfo dell'Asinara, la flotta viene sorpresa dall'attacco di quindici aerei tedeschi, che colpiscono la «Roma» con due nuovissime bombe radiocomandante FX-1400, antesignane delle odierne armi intelligenti. La nave diventa una prigione di acciaio incandescente, si spezza in due ed affonda in pochi minuti portandosi dietro 1.352 vittime, compreso l'ammiraglio Bergamini. I due cacciatorpedinieri che accompagnano la nave ammiraglia - il Da Noli ed il Vivaldi - affondano successivamente a seguito delle esplosioni di alcune mine presenti in zona.

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