Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Un nuovo museo grazie ai privati

default_image

A Chieti aperto Palazzo de' Mayo con l'impegno di una banca Nella collezione permanente da Fattori a Michetti e a Sughi

  • a
  • a
  • a

Anzi,è un miracolo italiano. E lo è ancora di più perché avviene in una regione disagiata come l'Abruzzo, con le ferite del terremoto purtroppo dolorosamente aperte. Ecco allora la nota di ottimismo e di fiducia portata dall'inaugurazione del Museo Palazzo de' Mayo, a Chieti, per iniziativa della Fondazione Carichieti, presieduta con ferrea determinazione ed efficienza da Mario Di Nisio. Tra l'altro la Carichieti può vantare un record invidiabile, quello di essere la fondazione bancaria italiana che oggi destina alla cultura e all'arte la quota proporzionalmente più alta delle proprie risorse. Solo così, del resto, si poteva restaurare e trasformare in museo o meglio in «Cittadella della cultura», come dice Di Nisio, uno degli esempi più grandi e significativi dell'architettura barocca abruzzese, appunto Palazzo de' Mayo. Uno spazio culturale polifunzionale che può vantare anche un bellissimo teatro-auditorium all'aperto, ideale per ospitare concerti, spettacoli teatrali ed installazioni nella stagione estiva. Ma le risorse economiche non bastano senza lungimiranza, sensibilità e generosità. E così la meritoria attività della Fondazione Carichieti è stata rafforzata dall'alleanza con il mecenatismo di un abruzzese eccellente, Alfredo Paglione, ex gallerista di spicco nel cuore di Milano, ma soprattutto uomo di cultura a tutto campo. Un mecenate il cui motto potrebbe essere «possiedo veramente solo quel che ho donato». Nel corso del tempo, infatti, Paglione e la sua compagna di una vita, Teresita Olivares, ora scomparsa, hanno donato ai musei abruzzesi quasi mille opere e adesso a Palazzo de' Mayo sono state aperte 14 sale che raccolgono ben 130 opere di 90 artisti del XX secolo, da loro generosamente destinate al Museo della Fondazione Carichieti. Con nomi del calibro di Sassu, Sughi, Schifano, Cremonini, Bodini, Vespignani, Ortega, Guccione, Vangi, Calabria, Galliani. «Attraverso le donazioni – ci dice Paglione – desidero che la bellezza raggiunga il maggior numero di persone, che riempia i loro occhi e tocchi il loro cuore e gli faccia percepire la luce che c'è sempre oltre il buio. Il mio è un omaggio soprattutto ai giovani, che sono la speranza e il futuro di questa Italia che non sa più dare fiducia, spazio, lavoro ai suoi figli. Per loro ho voluto diffondere richiami all'arte e alla bellezza: è come se accendessi dei piccoli fuochi, come se piantassi degli alberi. Mi auguro che vengano ben accolti, alimentati e fatti crescere nel tempo, per aiutare i giovani a ricercare la bellezza, che li farà vivere meglio». Oltre alla donazione dei coniugi Paglione, raccolta sotto il titolo «Nel segno dell'Immagine», il Museo accoglie la pregevole collezione della Fondazione Carichieti con oltre 40 opere che hanno il loro pezzo d'eccezione nel monumentale capolavoro «La figlia di Jorio» di Francesco Paolo Michetti, senza dimenticare molti altri suoi quadri che danno vita ad un nucleo michettiano d'importanza assoluta oppure nomi come quelli di Giovanni Fattori, Eduardo Dalbono e dei tre Cascella, Basilio, Tommaso e Michele. Degna di nota, per la rarità di molti pezzi, è anche la collezione di argenti, con capolavori dell'arte orafa compresi fra il XVII e il XX secolo. E poi c'è il capitolo dedicato alle mostre temporanee, inaugurato poco più di un anno fa con la grande mostra delle sculture di Mimmo Paladino, visitata da quasi settemila persone. Fino al 15 luglio, nel primo piano di Palazzo de' Mayo, è ora la volta della mostra «De Chirico. L'Apocalisse e la luce», curata da Elena Pontiggia e Giovanni Gazzaneo, con 55 opere a tematica religiosa. Fra le novità dell'evento spicca la tela monumentale della «Salita al Calvario» (1947), per anni conservata gelosamente dall'artista nella sua abitazione e poi collocata nella chiesa romana di San Francesco a Ripa, dove è posta sulla tomba di de Chirico e di sua moglie. L'opera, considerata il capolavoro sacro del Pictor Classicus, è tornata a nuovo splendore grazie al restauro promosso dalla Fondazione Carichieti. Prossimi appuntamenti espositivi saranno a fine luglio la grande mostra su Aligi Sassu, di cui si celebra il centenario della nascita, e il gruppo di Corrente e a novembre il sorprendente dialogo fra due artisti contemporanei divisi da mezzo secolo, il novantenne Vasco Bendini, maestro dell'informale, e il quarantenne Matteo Montani, fra i più promettenti pittori italiani. Ecco, Palazzo de' Mayo guarda al futuro senza perdere di vista le nostre radici culturali.

Dai blog