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I settant'anni della Bodeguita, dove «Papa» sorseggiava mojito

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Nonfosse altro per immaginare Hemingway seduto in un angolo del locale che trangugia uno dietro l'altro bicchieri di mojito. Ieri la Bodeguita del Medio ha festeggiato 70 anni di vita con una festa iniziata alle nove in punto, quando il cannone del porto vecchio della città caraibica ha tuonato il suo puntuale rintocco. È stata una festa dove il cocktail di rum, zucchero, lime, menta e ghiaccio l'ha fatta da padrone. Anche se tutta la sua fortuna la deve proprio allo scrittore americano che lo adorava. Per il fatto di scivolare leggero sul palato, reso fresco dal sapore di menta e zucchero che addolciscono ancor più le note già aromatiche del rum. Tanto che proprio Hemingway tradusse in una frase diventata storica il suo stile di vita e il suo itinerario dei vagabondaggi per i locali nelle stradine del centro dell'Avana: «Mi mojito en la Bodeguita mi daiquiri en Floridita». Una differenza di scelta che sta nell'essenza stessa dei due posti e dei due cocktail: il primo è un ristorante piccolo, fumoso, affollato di gente, con un lungo bancone per chi vuole bere, pieno di colori, profumi e sapori come solo i bar caraibici sanno essere e che ben si sposa con un drink che è popolare per natura, servito in bicchieri larghi; il secondo invece è il bar dell'albergo più elegante dell'Avana, dalle atmosfere ovattate, dove i ricchi americani, prima della rivoluzione castrista, si ritrovavano per consumare drink più aristocratici. Come appunto il Daquiri, fatto con rum bianco, lime e zucchero e preparato in una coppa da Martini. Hemingway li amava entrambi ma mentre quest'ultimo è diventato ormai internazionale, quasi apolide, il primo è legato indissolubilmente al nome della Bodeguita. Tanto che nelle tovagliette che vengono messe ai tavoli è ancora stampata la frase dello scrittore. Ma non solo. Fino a qualche anno fa c'era anche la poesia scritta da Nicolas Guillèn «para Angel Martinez, fundador de la Bodeguita del Medio». Il quale il 26 aprile del 1942 aprì questo locale in centro all'Avana, a due passi dalla Cattedrale. All'inizio era un negozio di alimentari poi piano piano diventò un posto dove andare a bere un bicchiere di buon rum e mangiare qualche piatto locale. Così lo conobbe Hemingway e così nacque la leggenda della Bodeguita. Anche perché negli anni poi ci passarono altri personaggi famosi, tra i quali anche Fidel Castro. E le loro fotografie sono ancora appese su tutti i muri del ristorante. Ma il posto d'onore spetta ancora al «Papa». I piatti cucinati negli anni non hanno subito grandi cambiamenti, sulla tovaglietta c'è ancora stampato il «menù a ritmo criollo»: «Arroz blanco, frijoles negros, rollo de puerco, masas de puerco fritas, picadillo a la habanera» e altre specialità. Oggi il piccolo ristorante è diventato molto turistico ma lì c'è chi giura si faccia ancora il miglior mojito di tutta Cuba. E si possa ancora gustare la cucina più autentica dell'isola. Per festeggiare i settant'anni di tutto questo il Gruppo Palmares, che ne è diventato proprietario, oltre alla grande cena ha organizzato una serie di iniziative. Ad esempio è prevista l'uscita di un compact disc con le venti canzoni più richieste e ascoltate nel celebre locale, da «Hasta siempre comandante» ai temi di Compay Segundo e Buena Vista Social Club. Una vera e propria colonna sonora per i milioni di turisti che ogni anno visitano l'isola caraibica e almeno una volta arrivano lì per un Mojito che costa quattro dollari. E il cocktail in questi giorni sarà anche il protagonista di una serie di convegni.

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