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Guerritore: La femminilità? Un dono che fa paura agli uomini

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L'attricesarà poi su Rai 1 con Massimo Ranieri in «Sabato domenica e lunedì» di Eduardo de Filippo, nei panni di Donna Rosa, mentre ha appena debuttato a Milano in «Mi chiedete di parlare» spettacolo su Oriana Fallaci che porterà a Roma l'anno prossimo. Guerritore, che donna è quella che ha interpretato nel noir di Zanardi? «È una donna che simboleggia la mancanza di una radice femminile, una donna che è andata via fisicamente e con la mente, lasciando la figlia senza un'ancora. È il simbolo della femminilità che si perde e l'uomo non riesce a tirarla giù con il filo dell'aquilone. O meglio, le donne stanno sfuggendo dalle mani maschili». Ha ora finito lo spettacolo sulla Fallaci, che da Milano porterà all'Eliseo di Roma la prossima stagione: che emozione le dà un personaggio del genere? «Oriana Fallaci è un sogno che si è realizzato giorno dopo giorno. Non l'ho mai conosciuta, ma l'immagine di lei aveva fatto tilt nella satira televisiva e questo mi lasciava interdetta. La stimavo molto e così ho indagato sulla sua personalità, enigmatica e fiera della sua libertà, tanto che mi ha convinta a rappresentarla. Ha combattuto in trincea e dietro la scrivania, in un mondo maschile non facile. "Non ho mai chiesto scusa per lo spazio che occupavo", diceva. E nonostante le guerre che ha seguito da inviata, non ha mai perso il suo charme. Poi è morta sola a New York a causa di due tumori. Ho percepito la forza del suo talento che ha divorato persino il corpo che abitava: il suo demone la spingeva a scrivere anche da cieca, a smettere di curarsi pur di continuare a lavorare senza fermarsi, c'era un alien dentro di lei ed è morta per dare spazio a quel talento che la metteva in contatto con il divino». Presto sarà su Rai 1 accanto a Massimo Ranieri nella commedia di Eduardo, «Sabato, domenica e lunedì»: Donna Rosa è il simbolo di una femminilità complessa, cosa le ha ispirato? «Sono napoletana e il personaggio di Donna Rosa lo sento per tradizione molto vicino a me, ma è stato difficile renderlo convincente. Soprattutto dopo le tante rappresentazioni fatte nel passato, compresa quella della Loren. Donna Rosa è la femminilià che De Filippo ha sempre sognato e non ha mai trovato nella madre o nella moglie. È ricca di sfaccettature, al punto che lei si offende per nulla: tutto nasce da un equivoco sul cibo, elemento che tiene legata la famiglia». Dove va la cultura italiana? «Dobbiamo scindere dalla parte artistica e intellettuale, che si può confrontare con il pubblico e con il privato, dalla parte paesaggistica. Come testimonial del Fai credo sia necessaria la salvaguardia dello Stato perché persino i campi di grano, gli uliveti o gli aranceti, in Italia sono architettura, come dice Carandini».

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