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«Slow-tech» e la tecnologia non è più usa e getta

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Bastacon la rottamazione quando si può riciclare. «Per chi crede la tecnologia vada gustata nel tempo e in quel luogo - afferma Sanino Vaturi, ideatore della rete Sounders - lo slow tech si contrappone al fast tech, come lo slow food contesta il fast food. D'altronde i computer, i monitor e le varie apparecchiature dotate di processori, schede madri e circuiti, sono come i cibi biologici: pago di più, ma il gusto è decisamente diverso». Come a dire: "ne vale la pena". E allora largo all'alta qualità, via libera alla semplicità che non rinuncia all'evoluzione e ai prodotti da tramandare di generazione in generazione. Perché duraturi. Perché perfettamente in linea con il periodo di crisi economica generale, che impone più oculatezza negli acquisti. Ma non finisce qui. Visto che nell'era Monti, il neonato movimento ha anche degli obiettivi ambientali, dato che l'acquisto di prodotti in grado di durare nel tempo può contribuire sicuramente a risolvere anche il grave problema dei rifiuti tecnologici. Basta fermarsi a guardare quanto ci è attorno, per notare come l'accelerazione tecnologica degli ultimi decenni ha dato rilevanza a un nuovo termine del vocabolario: smaltimento. Una incognita che pesa molto sulle coscienze dell'uomo moderno. Ma che, grazie allo slow-tech movement, si può arginare. Come? Si può fare qualcosa di concreto invitando a preferire una tecnologia che dura nel tempo, che permette infatti di ridurre in maniera significativa il riciclo degli apparecchi e dei componenti tecnologici. Senza contare che annovera una lista di prodotti diventati ormai delle vere e proprie icone: dalle radio Tivoli Audio, che hanno conquistato milioni di appassionati, diventando uno dei prodotti più imitati nel mondo (solo in Italia si contano oltre cento riproduzioni della celebre Model One), agli stereo compatti della Geneva Sound System, dagli altoparlanti per la televisione e per personal computer della Ingenious Audio, all'hi-tech pensato a uso e consumo casalingo, firmato Jasper Morrison per Punkt. Dunque sbaglia chi concepisce anche solo l'impianto hi-fi appannaggio degli uomini. Le donne lo usano: eccome. E non solo perché ormai c'è una intuitiva semplicità di utilizzo degli apparati, veri e propri oggetti d'arredo che rispondono alle esigenze di spazio, di colore e di ambiente. Diventando "di casa". Rob. Mar.

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