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Scacco allo zar al sole di Capri

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I sovversivi russi si organizzarono nell'isola delle vacanze Lenin senza scrupoli ottenne denaro e appoggi dal Kaiser

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Seera vero, come affermava la lezione del fiorentino, che il fine giustifica i mezzi, la rivoluzione era l'obiettivo reale e ultimo del socialismo, rispetto al quale non c'era morale o coerenza che tenesse». Con questa riflessione semplice, puntuale, punto centrale del saggio storico «Scacco allo Zar», Gennaro Sangiuliano riscrive la genesi della Rivoluzione d'Ottobre sotto una luce nuova. La luce dell'etica che, nel periodo leninista, fu semplicemente assente. Tutte le colpe di una rivoluzione che causò stragi e tragedie sono state, storicamente, scaricate sulle spalle del «Piccolo padre», Stalin, lasciando a Lenin, per decenni, un alone di purezza ideologica. Questo libro rimette molte cose a posto, svelando che i rivoluzionari russi amavano incontrarsi negli stessi luoghi e condurre la stessa vita proprio di coloro che volevano combattere. E se lo «scacco allo Zar» fu possibile i profeti del socialismo mondiale dovettero dire grazie ad un altro sovrano: il Kaiser Guglielmo II che fornì aiuto e un fiume di danaro alla fazione di Lenin. Vladimir Il'ic Ul'janov, per gli amici Lenin, all'inizio del '900 era il leader, certamente non incontrastato, della fazione dei bolscevichi russi che, nel giro di pochissimi anni, avrebbe acceso la miccia della Rivoluzione d'Ottobre. Lenin, icona della riscossa dei proletari, tra il 1908 e il 1910 trascorse due periodi della sua vita a Capri, già a quel tempo riconosciuta come uno dei luoghi più belli del mondo, la «perla del Mediterraneo», un luogo da sogno, proibito ai più e lontano dai problemi del mondo. Il mito di Capri era nato all'epoca degli imperatori romani. L'isola era, nell'800, la meta di ricchi, nobili, teste coronate, con la loro corte di artisti ed intellettuali. Vladimir Il'ic Ul'janov giungerà nella perla del Mediterraneo, ufficialmente solo per trascorrere un periodo di riposo, in buona compagnia: con la sua amante, la russa francese Inessa Armand, signora affascinante e sofisticata. In un futuro non lontano il leder comunista, che della bella intellettuale era completamente cotto, le riserverà posti di grande prestigio nella nomenklatura del partito. A Capri c'era già una sorta di «villaggio» russo, con intellettuali, dissidenti e scrittori, primo in testa Maksim Gor'kij. Lenin arriverà a Capri dopo una fitta corrispondenza proprio con Gor'kij. Ma che ci fa in un villaggio di russi sotto al sole del Mediterraneo? Ufficialmente tutti si riposano, trascorrendo le giornate giocando a scacchi in una splendida villa con vista sui Faraglioni. In pentola però bollono ben altre cose e non si tratta di una zuppa di pesce. La partita a scacchi che si gioca a Capri, con Lenin da una parte, tra dispute ideologiche con Aleksandr Bogdanov, stimatissimo intellettuale che minaccia la sua leadership nel partito non riguarda questioni filosofiche, ma il potere in Russia. Agli inizi gli italiani sembrano non rendersene conto, tanto che a Capri, ormai affollata di rivoluzionari, spie, principi e ambasciatori, non ci sono che un paio di guardie municipali. Ma presto le cose cambieranno: si formeranno due «blocchi». Da una parte gli italiani, silenti e compiacenti, d'accordo con i bolscevichi insieme ai «veri» padroni dell'isola: i tedeschi dell'imperatore Guglielmo. Dall'altra parte c'è lo zar Nicola II, che ha riempito la perla di agenti della sua polizia segreta e c'è anche l'Inghilterra. «I rapporti tra gli inglesi e i Romanov erano anche rafforzati dalla circostanza non secondaria che lo zar Nicola II aveva sposato Alessandra d'Assia, nipote della regina Vittoria», scrive Sangiuliano. E qui si compie la «magia»: la santa alleanza tra un imperatore, il Kaiser Guglielmo e il «profeta del proletariato», appunto l'amico Lenin che, senza troppi problemi, accettò i soldi tedeschi, sotto gli occhi di altre teste coronate, certamente quelle italiane, che ben sapevano cosa stava accadendo sull'isola. Sangiuliano articola la genesi della Rivoluzione d'Ottobre in sei capitoli secchi come un Martini. Smonta una partita a scacchi spigolosa e complessa in poche, semplici mosse spiegando a chi conveniva cosa, facendo capire perché le grandi monarchie mitteleuropee invece di allearsi contro il «nuovo che avanzava» si misero a combattere tra di loro perdendo, infine, tutte le partite in quel crogiolo mortale che sarà la Prima Guerra Mondiale. Una gustosa curiosità storica ben descritta nel saggio: nel 1923 i bolscevichi decideranno di restituire alla Germania i milioni di marchi ricevuti. Ma a causa dell'inflazione galoppante la cifra totale risulterà infine inferiore ad un solo dollaro.

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