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L'urlo dei Litfiba «Che grande nazione

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la nostra Italia» La crisi non spaventa i due rocker «Ottimisti tra gli squali della finanza»

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Dopoanni di separazione, Piero Pelù e Ghigo Renzulli tornano insieme anche su cd. Il loro nuovo album «Grande nazione» è tirato e aggressivo come ai vecchi tempi. I due rocker agguerriti come sempre. Qual è la «Grande Nazione» di cui parlate nel titolo del vostro nuovo album? Pelù Siamo noi. È la nostra Italia. Abbiamo una grande storia e potremmo avere un grande presente nonostante la crisi economica. Ora c'è Monti al comando. Che ne pensate? Pelù A giudicare dallo spread non è cambiato molto. Negli anni abbiamo accumulato troppi errori e forse non ci potevamo permettere di cambiare così velocemente. Siete ottimisti sul futuro? Pelù Diciamo che mi definirei più un pessimo ottimista che un ottimo pessimista. Quale consiglio dareste al nuovo presidente del Consiglio? Pelù Se vogliamo che nasca la terza Repubblica si deve togliere dai piedi corrotti e mafiosi e tutti quelli che hanno fatto arrivare l'Italia a questo stato preoccupante politico e sociale. Vorrei che la gente dicesse: mi piace Monti perché è fuori dai giochi politici ma ce lo deve dimostrare». Il primo singolo estratto da «Grande nazione» è «Squalo». A chi vi riferite? Pelù Lo squalo è il sistema economico e finanziario. Quello che ci sta mettendo in ginocchio. È un sistema di squali e noi cittadini siamo trattati molto male. A cosa vi riferite in particolare? Pelù Mi chiedo perché le bollette e la benzina aumentano senza che i governi pongano freni. L'Italia è il Paese dove la benzina costa di più. All'ingresso della moneta unica i prezzi sono aumentati in blocco. E da noi è stato anche peggio. Non voglio dire di essere contro l'Europa. Sono per l'unità ma solo se questa non viene intesa come lobby di banche. In un brano cantate: «Essere liberi non è mai gratis». A quale libertà vi riferite? Pelù Alla libertà personale. Quella frase è un po' il centro del nuovo lavoro. La libertà personale si conquista quando si raggiunge un livello decente di convivenza civile. In «Grande nazione» c'è un brano intitolato «Anarcoide». C'è qualcosa di autobiografico? Pelù Beh, non c'è dubbio. Ogni artista deve essere un po' anarcoide. Siamo sempre stati fuori dal coro. Siamo delle pecore nere e coltiviamo il nostro dna. Il vostro quadro della realtà è preciso e disincantato. Chi sono allora i «Tutti buoni» della vostra canzone? Pelù È chiaramente una presa in giro. Sono tutti i politici che cercano di arrabbattarsi e le cui parole sono lontanissime dai fatti concreti. In quella stessa canzone, a un certo punto, specifichiamo: tutti buoni, tutti buoni, solo in tempo di elezioni. Lasciateci scherzare, vi prego. Un po' di ironia ci vuole sempre. Quella che vi è mancata una decina di anni fa. Quando avete deciso di separarvi per seguire ognuno la propria strada artistica e personale. Com'è stato possibile il riavvicinamento? Renzulli Sono stato io a fare il primo passo mandando un sms di auguri per il compleanno. Cos'è cambiato tra di voi rispetto a dieci anni fa? Renzulli È cambiato poco o niente. Dieci anni fa scrivevamo e suonavamo come facciamo adesso. Certamente oggi abbiamo un po' più di esperienza. Abbiamo preso strade diverse e tutto questo ha cambiato la nostra vita reale. Pelù I Litfiba sono tornati per restare: abbiamo già fatto un errore nel '99 e ora non lo ripeteremo. Questo cd è la somma del nostro passato remoto e del passato prossimo delle nostre esperienze. Due cose che non potrebbero mancare nella vostra valigia? Pelù Chitarra e microfono. Renzulli Tanti film e tantissima musica. Sono appena tornato da Londra dove ho fatto incetta.

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