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Addio all'ultimo supereroe

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Per quella generazione il fumetto era una missione Nelle sue storie i cattivi erano sempre i nazisti

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Ilfumettista e sceneggiatore statunitense Joseph H. Simon, ma per tutti era Joe, famoso per essere stato il creatore di Capitan America, insieme al disegnatore Jack Kirby, è morto l'altra sera a New York, all'età di 98 anni. Leggendaria la sua lunga e prolifica amicizia e collaborazione con Kirby, insieme al quale ha creato anche tanti altri personaggi: la «Newsboy Legion», «Sandman», «Boy Commandos» e «Manhunter», per la Dc Comics ed altri supereroi ancora per la Harvey Publications, la Archie Comics e la Prize Publications. Tanti, tanti personaggi tutti passati alla storia, molti, dal grande pubblico, ormai dimenticati. Non Capitan America, che ha avuto più di una vita. Capitan America nacque come personaggio fondamentale della propaganda dello Zio Sam durante la Seconda Guerra mondiale. Insieme a Superman e a tanti altri eroi in calzamaglia dagli incredibili poteri rappresentava quell'America libera e democratica che si opponeva alla conquista dell'Europa da parte di disumani regimi di dittatori. I primi nemici di Cap (questo il nomignolo del personaggio) furono i nazisti: brutti e cattivi. I tanti Joe spediti sulle spiagge della Normandia (o almeno quelli che sopravvivevano), tra una battaglia e l'altra, bevevano una Coca Cola fresca e leggevano un fumetto inventato da «quell'altro» Joe. Così, se pur in mezzo alla guerra, avevano un momento di riposo e di conforto. Alla fine del conflitto Cap finì, inevitabilmente, nel dimenticatoio. Tentò di sopravvivere alla pace combattendo contro fanatici comunisti e agenti del Kgb. Ma non era la stessa cosa. Rimase «in ghiaccio» per un ventennio... finché nel 1964 Stan Lee (il padre dei Fantastici Quattro) decise di farlo «resuscitare» in un albo degli «Avengers»: i Vendicatori, una squadra di supereroi in lotta contro le forze del male. Capitan America fu ritrovato, appunto, in un blocco di ghiaccio, che lo aveva ben rinfrescato, liberandolo degli elementi nazionalistici originali, ormai inutili. Fu riproposto in nuova forma, con una sensibilità e un'umanità inedite. Rimase comunque un personaggio di «propaganda»: le sue storie venivano utilizzate per denunciare le differenze sociali, la superficialità e la corruzione presenti nella società americana. Cap divenne la «coscienza» etica dell'America. Rimase un eroe puro, senza un soldo, con una grande stella sul petto e una specie di guepiere a strisce bianche e rosse. Ma Simon, dopo che Stan Lee aveva ripreso il personaggio, fu messo un po' in disparte e nel 2003 intraprese una battaglia legale contro la Marvel, per il riconoscimento dei diritti d'autore su Capitan America. La contesa è arrivata ad un epilogo in anni recenti, con un accordo tra le parti: l'editore ora è l'unico titolare del copyright sul personaggio, al quale, proprio quest'anno, è stato dedicato un kolossal cinematografico. Nel 1990, insieme al figlio Jim, Simon scrisse «The Comic Book Makers», una storia autobiografica. Ebbe, a modo suo, una vita-modello, per quelli della sua generazione. Nato a Rochester, una città dello stato di New York, l'11 ottobre 1913, aveva frequentato la High Scool Benjamin Franklin e aveva iniziato la carriera nel mondo dei giornali al «Syracuse Journal». Nel '35 era arrivato a New York, dove aveva visto nel mondo dei fumetti il suo futuro. Aveva visto giusto.

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