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«La Madonna del Divino Amore fa le grazie a tutte l'ore.

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Ecco,la saggezza di questo antico canto popolare esprime con semplicità una verità innegabile: il Santuario di Roma, il luogo di fede sincera più caro ai romani da molte generazioni, è il Santuario della Madonna del Divino Amore. Sorto sulla via Ardeatina in località Castel di Leva, in un angolo di campagna romana un tempo completamente sperduto, inospitale e desolato, fin dalla seconda metà dell'ottocento è la meta prediletta e venerata di tanti pellegrini entusiasti, mossi da una fede autenticamente popolare, che spesso si concretizza anche nella classica scampagnata fuori porta. E per rendersene conto con stupore non c'è posto più commovente della sala degli ex voto: molti sono un segno di riconoscenza alla Madonna per una grazia ricevuta, altri una semplice invocazione d'aiuto e di protezione e sono ormai così tanti da esservi ospitati a fatica. Qui, nelle foto con i volti di donne, bambini, giovani,anziani, nelle suppliche o nella gratitudine espresse con le calligrafie più diverse, ci sono veramente l'anima e la fede di un popolo che traccia il proprio autoritratto senza alcun compiacimento, attraverso il passaggio di testimone fra generazioni. Come ricorda Mons. Pasquale Silla, Rettore-Parroco del Santuario, un episodio in particolare ha legato per sempre la Madonna del Divino Amore alla più profonda devozione popolare romana: «Nel giugno 1944 la liberazione incruenta della città e la ritirata dei nazisti agli occhi del popolo ebbero una sola artefice, la Santa Vergine del Divino Amore. Nelle settimane precedenti migliaia di romani, obbedendo al suggerimento di papa Pio XII, l'avevano implorata esprimendo un voto solenne per la salvezza dell'Urbe. Tutti si erano stretti in preghiera nella chiesa di Sant'Ignazio di Loyola, dove l'immagine della Madonna del Divino Amore era stata trasportata dal Santuario di Castel di Leva». Erano passati due secoli dal primo miracolo che aveva dato origine alla devozione mariana poi concretizzatasi nel Santuario. Nel 1740, infatti, un viandante, perdutosi in quest'angolo di campagna romana, cerca rifugio in alcuni casali e in un castello diroccato ma all'improvviso viene assalito da una muta di cani rabbiosi. Terrorizzato, alza lo sguardo verso l'alto e vede sulla torre un'immagine sacra, affrescata: la Vergine con il Bambino, sovrastata dalla colomba dello Spirito Santo (il Divino Amore). Subito urla: «Madonna mia, grazia!». All'improvviso i cani inferociti, che ormai gli sono addosso, diventano mansueti e si ritirano come di fronte ad un ordine misterioso. Alcuni pastori, accorsi dopo aver sentito le grida del poveretto, ascoltano stupiti il suo racconto ed insieme a lui cominciano a diffonderlo. Ha inizio la venerazione. E cinque anni dopo sorge la nuova chiesa dove viene trasferita la sacra immagine. Prende corpo una storia di autentica devozione popolare a cui si dà ulteriore risposta nel 1999 con l'apertura del Nuovo Santuario, una sorta di bellissima ed immensa «grotta azzurra» immersa nella luce cangiante di vetrate multicolori. Gabriele Simongini

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