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Che fine ha fatto la gentilezza

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La società civile non dovrebbe farne a meno Però la politica l'ha bandita e la finanza-panzer la stritola

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Oggia Bologna, la Dotta per antonomasia, studiosi e intellettuali si danno convegno per parlare della gentilezza. Discreta come conviene, la notizia arriva sui tavoli delle redazioni, viaggia in Internet. E tutti strabuzziamo gli occhi, chiedendoci se siano utopisti quelli che vogliono riflettere su una virtù che non pare di questi tempi. I beceri sono la genia che si moltiplica peggio dei cinesi. Dalle spiagge al condominio, dal parcheggio al ristorante le orde dei cafoni vagano ubique come i mutanti di Blade Runner. La scuola brulica di coatti, che intimidiscono i prof, ai quali conviene adeguarsi. La politica rigurgita di tracotanti, cloni delle isole dei famosi e delle case Gf. Perfino certe signorine educate al timor di Dio come Rosi Bindi ne sono contagiate. Una decina di giorni fa la vicepresidente della Camera si era crucciata per la rissa scoppiata sotto il fregio di Aristide Sartorio alla presenza di una scolaresca. Ma quindici giorni prima la paffuta coi capelli d'argento apostrofava con un «galleggiano nell'acqua come str...» i radicali rei di non aver votato contro Berlusconi. Le cronache parlamentari 2008 furono illuminte dalla coppia Gramazio-Strano infervorati a ingollare mortadella alla caduta del governo Prodi. Il senatore catanese si è appena risieduto sullo scranno, al posto del sindaco etneo, giubilato per incompatibilità. Abbiamo provato a parlarci, chiedendogli come è rimasto impresso nella sua memoria quell'avvio di crisi. È stato gentilissimo: «Signora, mi richiami tra un quarto d'ora». Dopodiché ha oscurato per il resto della giornata il cellulare. Dice l'onorevole Alessandra Mussolini: «La gentilezza? Non esiste più. E sa perché? Non abbiamo tempo e questa è una virtù che si può coltivare solo con la calma. Io non sono gentile perché corro sempre. In politica poi è un bluff. Se uno è gentile, stai tranquillo che ti sta pugnalando. Per non parlare del mondo della finanza. Con i sorrisi hanno seppellito i governi di cinque nazioni, Irlanda, Spagna, Portogallo, Grecia e Italia». Stamane all'incontro bolognese parlerà anche un economista, il professor Andrea Segrè, preside dell'Università d'Agraria. «La gentilezza nella nuova ecologia economica» il titolo della sua relazione. Di che si tratta? «Della consapevolezza che lo spreco è il maggior attentato ad un armonioso vivere civile. La crisi economica e quella ambientale sono legate a doppio filo. Le risorse naturali sono limitate, dunque devono esserlo anche i consumi. Invece riempiamo le nostre metropoli di sprechi che poi diventano rifiuti. Vogliamo continuare ad alimentare un sistema che produce scarti che però qualcuno potrebbe consumare? Prendiamo finalmente coscienza dei dati Eurostat i quali ci dicono che l'Italia è il paese nell'Europa con il più elevato consumo di acqua per usi domestici? Pare di no. Dalla crisi esplosa in questi giorni dovremmo aver capito che il modello non funziona, invece destra e sinistra continuano a ragionare solo di Pil. Così ai giovani consegniamo un triplo debito invece di una cultura del riciclo e del risparmio. Questo non è gentilezza, né coscienza civica». Il filosofo Dario Antiseri sposta il discorso sulla considerazione dell'uomo-persona. «Si va da gesti minimi, come rispettare la fila, all'abitudine al confronto con le opinioni altrui. Gentilezza non è sdilinquirsi. Invece è ascoltare che cosa pensano gli altri, obiettare senza aggredire, discutere tenendo conto che di fronte c'è una persona. Lo stadio successivo, che eleva la nostra civiltà, è intervenire a difendere chi si trova ad essere aggredito. E non solo con le parole». Al centro di proverbiali risse verbali, Vittorio Sgarbi ammette che «è giusto festeggiare la gentilezza. Un auspicio, un buon proposito per imparare a rapportarsi con gli altri. Servirà anche a me, tendenzialmente gentile ma poi vittima di scatti di rabbia». Spiega il principe Carlo Giovanelli: «La gentilezza deriva dalla buona educazione, non c'è l'una senza l'altra. Non è questione di censo, ogni genitore è capace di insegnarla al figlio. Significa anche non mettere mai in difficoltà i più deboli». Spesso però viene percepita come l'attitudine dei perdenti, avverte lo psicologo Adam Philips in «Elogio della gentilezza» edito da Ponte alle Grazie. James Dean avrebbe corretto con un «solo le persone gentili sono veramente forti». Chissà insomma, se ci vuole coraggio o remissività per essere cortesi. E però «tanto gentile e tanto onesta pare», sospirava Dante vagheggiando Beatrice. Per il nostro più inossidabile intellettuale la donna perfetta invece che carne era un'idea da sistemare nell'Empireo. Perché a Firenze e dintorni intanto ci si scannava.

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